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Tra rigori dell’inverno e autogol della Giunta

Messin...tuta, fra ironia e tutela della salute

 È come voler rimettere nel guscio le uova a frittata fatta. Lascia strascichi inevitabili il “caso scuole”, più per i risvolti ridicoli che non per l’effettiva consistenza della vicenda. Abbiamo assistito, in queste ultime ore, a una serie di sensazionali scoperte. 1) D’inverno, a volte, fa freddo. 2) Le scuole, a Messina come in tante altre città italiane, sono poco ospitali. 3) Tanti plessi non hanno impianti di riscaldamento. Sull’onda delle proteste di alunni e genitori, e del clamore mediatico nazionale, l’amministrazione comunale ha pensato di risolvere la questione come si fa quando scatta l’allerta rossa per il maltempo: lezioni sospese causa gelo, almeno finché gli studenti saranno costretti a “battere i denti”. Fidandosi della lista predisposta dal dirigente del settore, il sindaco ha firmato – senza alcuna consultazione con gli assessori competenti nel settore delle Manutenzioni e della Pubblica istruzione, dunque Sebastiano Pino e Daniela Ursino – la prima ordinanza, quella ormai famosa delle 36 scuole da chiudere per una settimana. Poi, il “rattoppo” forse ancora peggiore del primo errore. E ieri mattina la terza ordinanza nell’arco di un paio di giorni. Con il nuovo atto si dispone la chiusura – «in considerazione del perdurare delle condizioni meteorologiche avverse e per tutelare la salite degli alunni e del personale» – fino al 18 gennaio di 2 Istituti superiori e di 16 tra scuole dell’infanzia, elementari e medie. Si tratta dei plessi che risultano essere totalmente privi di impianti di riscaldamento. Negli altri casi, si lascia facoltà al dirigente scolastico di sospendere le attività didattiche qualora gli impianti esistenti malfunzionassero. E tutto questo, comunque, vale fino al 18 gennaio. Probabilmente dovremo attenderci una quarta ordinanza, perché se le condizioni meteo dovessero peggiorare il 19 gennaio, cosa decideranno amministrazione comunale e dirigenti scolastici? E se per caso i rigori invernali dovessero prolungarsi a febbraio, marzo, o addirittura ad aprile? Cosa si farà? Boh... Vediamo, dunque, quali sono gli Istituti chiusi per la famigerata emergenza freddo. 1) Istituto Comprensivo Manzoni-Dina e Clarenza-Pirandello di via Catania. 2) Comprensivo media La Pira di Camaro San Paolo e primaria Gentiluomo di viale Europa. 3) Comprensivo Tremestieri con la primaria Tremestieri 1. 4) Comprensivo Cep- Giuseppe Catalfamo con la scuola dell’infanzia e prima “Annibale Maria di Francia” di via 17 H Contesse. 5) Comprensivo Gallo-Mazzini con la scuola dell’infanzia e la primaria Mazzini e la media Gallo. 6) Comprensivo Battisti-Foscolo, con la media Juvara di piazza Casa Pia. 7) Comprensivo Villa Lina-Ritiro, con la primaria Lombardo Radice di via Palermo. 8) Comprensivo Evemero da Messina con la primaria ex direzione didattica di Ganzirri, la primaria di Sant’Agata e la primaria di via Papardo. 9) Comprensivo Giovanni XXIII di villaggio Aldisio, con la primaria Michele Trimarchi ex Sitat di via Corbino Orso e scuola dell’infanzia ex Leopardi di via Taormina. 10) Comprensivo Albino Luciani con la scuola dell’infanzia-primaria-secondaria di primo grado Albino Luciani di Gazzi-Fucile. Inoltre, i due Istituti superiori Jaci di via Cesare Battisti e Nautico Caio Duilio di via La Farina. Si diceva degli inevitabili strascichi. A parte gli attacchi sferrati da più fronti, la questione politica più delicata riguarda proprio la giunta che, ancora una volta (e per proprio autogol, non per reti segnate dagli “avversari”), si è trovata in uno stato di difficoltà a causa di errori, di mancata comunicazione e di incomprensioni facilmente evitabili. L’assessore Sebastiano Pino, pur non dichiarandolo ufficialmente, si è di fatto “autosospeso” in attesa di un chiarimento (che fino a ieri sera non c’è stato) con il sindaco Accorinti, mentre altri componenti dell’esecutivo hanno chiesto al direttore-segretario generale Antonio Le Donne di prendere provvedimenti nei confronti della dirigenza del settore, «perché la figuraccia, alla fine, la fanno il sindaco e gli assessori, più dei dirigenti».

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