“La Leopardi non andava chiusa”. E' l'estrema sintesi della relazione effettuata dallo staff del professor Ivo Caliò dell'Università di Catania e consente al sindaco di rivedere l'ordinanza di chiusura del 26 novembre.
Una decisione molto attesa dalla famiglie dei 440 ragazzi che da un mese e mezzo sono alle prese con una scuola che c'è e che, quando c'è, di fatto è serale alla Salvo D'Acquisto al villaggio Unrra.
Secondo la relazione dei professionisti chiamati dal sindaco Accorinti e dall'assessore Sebastiano Pino, tre corpi di fabbrica su 4, quelli con le lettere A, B e C, sono in grado di ospitare l'attività scolastica, a maggior ragione se per un periodo limitato nel tempo. In poche settimane, infatti, dovrebbe essere sistemata la sede provvisoria della Leopardi, quella che dovrà ospitare i ragazzi fino alla fine dei lavori nel plesso di Minissale.
Sono stati dunque rielaborati i dati che rano già in possesso del Comune, e che nella lettura dell'Ispettorato del Lavoro hanno portato alla sospensione dell'attività lavorativa alla Leopardi. In base alla rierabolazione, c'è una tenuta strutturale e un dato di vulnerabilità sismica, ritenuto congruo per la riapertura della scuola.
La preside Rosaria Sgrò ha già detto che di fronte ad una ordinanza di riapertura, farà rientrare immediatamente a scuola i ragazzi e soprattutto autorizzerà gli insegnanti a riprendere la loro attività nella loro scuola.
La vicenda dei 38 plessi chiusi per freddo, e che poi in realtà dovevano essere 11, naturalmente continua a tenere banco. E non solo per gli sviluppi politici nati dopo la clamorosa esclusione dei due assessori Pino e Ursino dalle prime stesure delle liste, ma anche perchè in quelle versioni sarebbe mancata un'oggettiva misura per la definizione delle avverse condizioni meteo. E soprattutto, mancava una autorizzazione ai presidi a poter riaprire nel caso in cui le temperature all'interno dei plessi tornassero sostenibili, ancora prima di giovedì prossimo quando l'effetto dell'ordinanza sarebbe spirato naturalmente.
Nella nuova ordinanza (vedi foto), che ha ridotto a 18 il numero delle scuole coinvolte dal provvedimento, invece, questa opportunità è stata prevista.