Tre croci della mafia a casa sua. Un messaggio dal significato inequivocabile. Un gravissimo gesto intimidatorio è stato compiuto nei giorni scorsi nei confronti di uno dei sostituti di punta della Direzione distrettuale antimafia di Messina, il magistrato Vito Di Giorgio, impegnato da parecchi anni nelle più importanti inchieste su Cosa nostra barcellonese e in generale sulle organizzazioni mafiose dell’intera provincia peloritana.
Qualcuno, presumibilmente di notte, ha disegnato tre croci in tre punti diversi che sono tutti attinenti all’abitazione del magistrato, ovvero la porta interna del suo box auto, la porta della sua cantina e anche la porta della sua abitazione.
Che non si trattasse di semplici segni occasionali lo si è capito subito e dopo la scoperta una serie di iniziali accertamenti investigativi sono stati svolti dai carabinieri del Reparto operativo di Messina, che hanno eseguito una serie di rilievi fotografici e dattiloscopici, per cercare - anche se in questi casi è sempre molto difficile -, di rintracciare qualche elemento utile all’identificazione degli autori.
I carabinieri hanno anche estrapolato dalle telecamere di videosorveglianza del palazzo alcuni frame dei filmati, che potrebbero portare presto ad una svolta nelle indagini.
La vicenda è comunque coperta da un riserbo strettissimo, soprattutto per l’alta gravità dell’intimidazione messa in atto, e il livello della sorveglianza intorno al magistrato e alla sua famiglia, che già era alto, è stato innalzato ulteriormente.
Ovviamente nessun commento da parte del diretto interessato, vista la situazione molto delicata che coinvolge anche i suoi familiari.
Con molto probabilità, trattandosi di un magistrato in servizio a Messina, il fascicolo sulla grave vicenda è stato già trasmesso per competenza incrociata ai colleghi della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che coordineranno l’inchiesta sul grave episodio.
Le tre croci, a quanto pare dopo i primi accertamenti, sarebbero state tracciate con un oggetto simile ad un punteruolo ma in maniera molto chiara e netta in tre punti del palazzo che il magistrato frequenta giornalmente, evidentemente per recapitare un “messaggio” preciso. E i “messaggeri” sono riusciti ad arrivare anche alla cantina dello stabile, ed è molto preoccupante che nessuno si sia accorto di questa “invasione”.
In ogni caso l’impegno del sostituto procuratore Vito Di Giorgio è proseguito regolarmente a Messina fino a poco prima di Natale, visto che ha sostenuto l’accusa insieme al collega della Dda Angelo Cavallo, con cui ormai da anni condivide le più importanti inchieste del distretto giudiziario, nel corso della maxi udienza preliminare dell’operazione antimafia “Gotha 6”. È stata celebrata mercoledì scorso davanti al gup Monia De Francesco, e ha visto il rinvio a giudizio di dieci persone tra capi e fiancheggiatori di Cosa nostra barcellonese, oltre al primo step di definizione di otto giudizi abbreviati per altrettanti appartenenti alla famiglia mafiosa del Longano.
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Chi è
A Messina è arrivato nel 1998
Il sostituto della Direzione distrettuale di Messina Vito Di Giorgio si trova ormai da molti anni nella città dello Stretto. Originario di Foggia, è in servizio a Messina dal 1998, prima come sostituto della Procura ordinaria e poi, dopo alcuni anni, come magistrato della Dda. Insieme ai colleghi della struttura antimafia peloritana, che per lungo tempo è stata coordinata dal procuratore capo Guido Lo Forte, oggi in pensione, e con i colleghi Angelo Cavallo e Giuseppe Verzera, quest’ultimo oggi procuratore capo a Caltagirone, ha seguito nell’ultimo decennio praticamente tutte le principali inchieste su Cosa nostra barcellonese e su tutte le sue varie ramificazioni criminali lungo la fascia tirrenica, a cominciare da Milazzo e fino alle estreme propaggini dei Nebrodi.