File di Tir e traffico infernale. L’incubo spazzatura alle porte. Niente di nuovo sotto l’albero di Natale in riva allo Stretto. Solo l’eterno ritorno di problemi irrisolti. L’insabbiamento degli approdi di Tremestieri ha mostrato ancora una volta l’inadeguatezza strutturale della città che potrà essere colmata, almeno su questo fronte, soltanto con la realizzazione del vero porto commerciale e dell’annessa piattaforma logistica. Se ne parla da troppi anni, la burocrazia regionale ha rallentato in modo insopportabile le procedure, tutto è stato reso maledettamente complicato ma come stupirsi, d’altra parte, se proprio ieri sono stati dichiarati ufficialmente conclusi, dopo 55 anni (!), i lavori della Salerno-Reggio Calabria.
Gli annunci relativi al superamento degli ultimi ostacoli hanno aperto il cuore alla speranza, poi però arrivano lo scirocco e le immancabili mareggiate che, oltre a mangiarsi chilometri di litorale, si divorano le restanti dosi d’ottimismo, sputando sabbia e interminabili teorie di camion sulle strade.
E c’è chi rimette in discussione piani e strategie ultradecennali. «L’ennesimo interramento che arriva dopo diversi anni – afferma il coordinatore di Messina dei procuratori di CittadinanzAttiva, Nino Quartarone – nei quali la vicenda del porto artificiale di Tremestieri è andata avanti diventando, per scelte incomprensibili anche dal punto di vista tecnico, una vera e propria macchina mangiasoldi fondata sulla tesi di dover abbandonare il porto naturale della città, uno dei migliori del Mediterraneo, per incaponirsi nel volere costruire ed alimentare una improbabile struttura portuale ubicata in un sito dove era assolutamente sconsigliabile che venisse edificata. Si è pensato bene che l’ampliamento di tale struttura potesse essere l’unico modo per preservarla dai ciclici inconvenienti dell’insabbiamento e della distruzione dei moli prodotti dalle mareggiate. Sulla base di questa teoria si è lavorato per ottenere finanziamenti, che sono stati assegnati. Ciò che deve far riflettere è che da diverso tempo è partito un pressing nei confronti del ministro Del Rio affinchè conceda al sindaco di Messina i poteri speciali per la gestione della nuova opera. Ciò che appare singolare, se non sospetto, è che anche uomini politici di identità varie, che solitamente non esprimono giudizi lusinghieri nei confronti del sindaco Accorinti, ora spingano perché gli vengano assegnati questi poteri, mentre nessuno dice perché la Via del Mare, progettata 19 anni fa per collegare il porto storico con le autostrade, non è stata mai realizzata, malgrado, pare, abbia ottenuto i finanziamenti. Così come non viene posto in evidenza il danno che ha provocato alla costa il porto già realizzato a Tremestieri a causa della deviazione del flusso delle correnti marine, inconveniente che divententerebbe ancor maggiore con l’ampliamento di detta struttura. Se a ciò si aggiunge che i tempi di percorrenza Tremestieri-Villa sono doppi rispetto a quelli che si hanno da Messina si evince che doppio è anche l’inquinamento che sviluppano le navi e doppio è anche il pedaggio che finisce con l’essere ricaricato su tutti i cittadini in transito e sulle merci che vengono importate ed esportate dalla Sicilia. Il ministro Delrio, il presidente Crocetta, la deputazione regionale e nazionale, il consiglio comunale di Messina, la stampa e l’opinione pubblica devono sapere che tutto questo sta per avvenire perché invece di fare una cosa di buon senso che è collegare il porto con l’autostrada, come è norma in tutte le città italiane ed europee, a Messina si vuole “investire” in un “pozzo”, anzi in un “porto di San Patrizio”, fonte di sperpero annunciato e di danno certo per la collettività».