Sei anni di reclusione anche al termine del secondo grado di giudizio. Li ha inflitti la Corte d’appello a un medico all’epoca dei fatti specializzando al Policlinico “Gaetano Martino”, accusato di aver molestato un quindicenne. Analoga sentenza era stata emessa il 2 dicembre 2014 nei confronti del 39enne G.L.M., ritenuto colpevole del reato di abusi sessuali su minore portata avanti dalla Procura. Vittima di questa brutta storia un giovane, che aveva accompagnato la madre la quale avrebbe dovuto sottoporsi a un esame nel reparto di Medicina nucleare.
Tornando alla più recente decisione dei giudici, la Corte d’appello, tra le altre cose, ha stabilito la rifusione delle spese sostenute dalle costituite parti civili, liquidate in 1.100 euro ciascuna. Impegnati nel collegio difensivo gli avvocati Vincenzo Iofrida, del Foro di Catania, Pinuccio Calabrò, Giovanni Pino e Giuseppe Ciminata.
La vicenda
L’episodio in questione ebbe un’eco nazionale, tant’è che si registrò pure l’intervento dell’allora ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna. La mattina dell’11 marzo 2009, il giovane e la madre si recarono nel reparto di Medicina nucleare del Policlinico, dove la donna avrebbe dovuto effettuare un esame.
Dopo un’attesa di circa dieci minuti, si presentò il medico G.L.M. per programmare l’accertamento. Fece accomodare la signora nella stanza, mentre il ragazzo rimase in sala d’attesa. Poco dopo, lo specializzando iniziò a fare alcune avances sessuali al quindicenne. Gli approcci divennero sempre più insistenti. Il medico si denudò per compiere atti di auto-eurotismo e invitò il ragazzo a fare la stessa cosa. La situazione non degenerò in questo primo approccio perché l’esame della donna si era nel frattempo concluso e il quindicenne, in uno stato di forte soggezione psicologica e di prostrazione, intravedendo la madre da una porta ne approfittò per uscire e avvicinarsi alla donna.
Ma si registrò addirittura una seconda puntata della vicenda, perché con la scusa di fotocopiare la documentazione medica dell’esame, lo specializzando riuscì a rimanere nuovamente solo con il quindicenne in una stanza dello stesso reparto e in quell’occasione si consumarono altri abusi sessuali. Poi il ragazzo, ancora scioccato, riuscì a divincolarsi e scappare. In lacrime, raccontò tutto alla mamma. Il giorno successivo, la vittima, accompagnata dalla donna, fu ascoltato nel reparto di Neuropsichiatria infantile del Policlinico dalla polizia. Venne avviata un’inchiesta, gestita dal sostituto procuratore Vincenzo Cefalo, che portò all’incriminazione del medico. Le accuse hanno retto in sede di processo, sfociando nelle condanne di primo e secondo grado.
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