Si avvia alla conclusione il processo scaturito dall’inchiesta “Corsi d’oro 2”, sulla formazione professionale in Sicilia e sulla cosiddetta “Galassia Genovese”. La sentenza di primo grado dovrebbe essere emessa dalla Prima sezione penale, presieduta dal giudice Silvana Grasso, dopo le festività natalizie. Il calendario delle prossime udienze prevede, infatti, che lunedì 19 dicembre prendano la parola gli imputati intenzionati a rendere dichiarazioni spontanee. La settimana entrante sarà quindi fissata una nuova data dedicata alle repliche della pubblica accusa e solo successivamente il collegio si riunirà in camera di consiglio.
Ieri, invece, l’avvocato Nino Favazzo, difensore dell’imputato Francantonio Genovese, presente in Corte d’assise, ha concluso il suo lungo intervento. La sua attenzione si è focalizzata su specifici addebiti mossi dalla Procura nei confronti dell’esponente politico di Forza Italia, all’epoca dei fatti in quota Pd. «Bisogna sempre contestualizzare – ha detto l’avvocato Favazzo –. Spesso si è in presenza di contestazioni generalizzate, improponibili», slegate da «momenti specifici» a cui le stesse si riferiscono. Successivamente, in tema di riciclaggio, ha ravvisato un eccesso di «frammentazione delle condotte contestate» e una «difficoltà nella ricostruzione delle condotte da parte dei pubblici ministeri». Rivolgendosi ai giudici e al pm in aula, il sostituto procuratore Fabrizio Monaco, ha poi parlato di «insussistenza di questa fattispecie di reato», specie se rapportata all’ipotesi di concorso nelle condotte incriminate. Quanto ai reati di natura fiscale, l’avvocato Favazzo ha specificato che la tesi dell’accusa si fonda «su presunzioni legali che possono applicarsi solo ed esclusivamente in sede tributaria e non certo penale». In poche parole, a parere del professionista, mancherebbe «l’onere probatorio». Queste, infine, le parole di Favazzo: «Non nascondo che nel corso di questo lungo e per tutti pesante dibattimento, talune vostre decisioni, alcune prese di posizione, sono state ritenute eccessivamente rigorose o rigide e hanno fatto sorgere ed alimentato anche in me il sospetto di una marcia a tappe forzate verso una decisione già annunciata». Eppure, «durante la lunga fase della discussione, quel pensiero mi ha definitivamente abbandonato, avendo colto nella pazienza e soprattutto nella attenzione dimostrata nell’ascolto delle parti e nello specifico dei difensori degli imputati, la esigenza di comprendere a fondo prima di decidere. Se ciò non avessi creduto non sarei stato qui, ad intrattenervi così a lungo». Di fronte all’alternativa di una scelta «drammatica» tra diritto e giustizia, «spero sceglierete comunque il diritto».
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