La Banca di credito cooperativo Antonello da Messina “entra” come responsabile civile nel processo a carico del presidente dell’Amam Leonardo Termini e di altre due persone, per la vicenda della Sofime. Ieri mattina infatti il giudice monocratico Massimiliano Micali ha sciolto la riserva che aveva assunto alla scorsa udienza, quando gli avvocati di parte civile Lori Olivo e Giovanni Mannuccia avevano chiesto che l’istituto di credito fosse in qualche modo coinvolto nel procedimento, ai fini dell’eventuale risarcimento futuro. Oltre al commercialista Termini sono coinvolti nel processo il direttore generale della banca “Antonello da Messina” Fabrizio Vigorita e il commercialista Giuseppe Damiani. L’accusa è di truffa ai danni dell’amministratore pro tempore della società d’intermediazione finanziaria “Sofime”, Calogero Bringheli, che si è costituito parte civile con la moglie, Natalina Montali. La vicenda della società d’intermediazione finanziaria “Sofime”, risale all’autunno del 2011 e riguarda l’acquisto di una società finanziaria sotto fallimento. I tre imputati avrebbero messo in atto una serie di artifici e raggiri per poter rilevare la Sofime. Bringheli, ad della società, sarebbe stato costretto non solo ad accollarsi i debiti pregressi e a vendere la società, ma anche a dare in garanzia, per un debito di oltre 500mila euro, il proprio patrimonio immobiliare. Scrive il giudice Micali nel provvedimento che i tre in concorso «... inducendo in errore Bringheli Calogero (titolare di quote per un valore nominale di euro 5.000 pari al 5% del capitale sociale) e Montali Natalina (titolare di quote per un valore nominale di euro 95.000, pari al 95% del capitale sociale) circa la serietà e fondatezza della suddetta proposta contrattuale, si procuravano l’ingiusto profitto dell’acquisizione della suddetta FI.ME s.r.l. al prezzo di euro 1.000, con accollo da parte del Bringheli dei relativi debiti pari ad euro 566.247,13 (di cui 250.000 nei confronti della Bcc Antonello da Messina a titolo di mutuo fondiario contratto il 2 febbraio 2001), con pari danni per le parti offese». (n.a.)