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Gioco d’azzardo, ancora un triste primato per Messina

Gioco d’azzardo, ancora un triste primato per Messina

È un affare che vale, in media, ogni anno, circa 88 miliardi e mezzo di euro. Soldi spesi dagli italiani in gratta e vinci, slot machine, scommesse, e crescono i numeri legati al gioco d’azzardo online. Una corsa spasmodica alla vittoria, animata da una irrazionale speranza di poter risolvere i problemi economici, dimenticare gli affanni quotidiani, che può trasformarsi in una vera a propria dipendenza e rovinare non solo i giocatori ma un intero nucleo familiare. Da tempo, la Caritas diocesana di Messina Lipari S. Lucia del Mela ha compreso la gravità del fenomeno e tre anni fa, in città è partito il progetto “Game over”, finanziato dal Fondo Cei 8x1000 della Chiesa Cattolica. Un percorso pluriennale che ha coinvolto diversi attori sociali per osservare il fenomeno, ascoltare il territorio e prendere in carico chi è affetto da gioco d’azzardo patologico. Ieri mattina, l’auditorium monsignor Fasola ha ospitato il convegno “Rovinarsi è un gioco. Il gioco d’azzardo patologico, una nuova povertà. Esperienze di impegno per fronteggiarlo”, per tirare le somme di un percorso lungo e multiforme che ha posto la città di Messina tra i protagonisti del programma di iniziative nazionali di valenza informativa e, soprattutto, educativa e sociale. Focus di “Game over” l’impegno per la prevenzione nel campo del Gap, gioco d’azzardo patologico, e del Gat, gioco d’azzardo tecnologico. “Game over” è stato ideato, infatti, a partire dall’analisi del territorio. E Messina ha, in Sicilia, il triste primato di città con più alto numero di giocatori.

A moderare il convegno Enrico Pistorino, referente dell’Osservatorio diocesano delle Povertà e delle Risorse. In apertura di lavori don Giuseppe Brancato, direttore della Caritas diocesana, ha sottolineato la necessità di intervenire a sostegno di nuove povertà e fragilità a cui il gioco d’azzardo patologico è correlato. Storie di vite spezzate dall’azzardo e numeri di un fenomeno preoccupante sono stati offerti dal caporedattore di “Avvenire”, Toni Mira, «nei primi 10 mesi del 2016, sono in aumento dal 40% le cifre legate alle scommesse online, lo Stato incassa dai proventi del gioco il 10% ma spende 3, 4 volte tanto per riparare ai danni che esso provoca, senza considerare il sommerso e le cifre che foraggiano la criminalità. Allarmante poi constatare che il 49% dei giovani tra i 15 e i 19 anni ha giocato almeno una volta nella vita, il 3% è già un giocatore patologico. In tutto questo assistiamo a pubblicità ingannevoli che alimentano la dipendenza», ha detto Toni Mira. Tematiche riprese anche dagli interventi successivi, a cura di Daniela Milano, psicoterapeuta della Comunità terapeutica “Lelat”, Domenico Incorvaia, presidente della Comunità “Faro” e Francesco Conti, psicologo della comunità che si sono soffermati sui tre anni del progetto “Game over”.

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