Sono 12 gli scafisti arrestati dalla Squadra Mobile per lo sbarco del 26 ottobre quando con oltre 1000 migranti sono giunti al molo Marconi anche sei cadaveri, di due bambini e di quattro donne.
Un'operazione lunga e complessa quella degli investigatori messinesi che prima di fare scattare le manette ai polsi dei trafficanti di uomini hanno dovuto interrogare decine di migranti. Grazie alle foto segnaletiche mostrate dai poliziotti i naufraghi hanno riconosciuto gli uomini che guidavano i gommoni e che li colpivano con calci e pugni e li minacciavano di gettarli in mare per ridurli all'obbedienza. Provengono tutti dall'area subsahariana così come i migranti. Una volta sbarcati si sono mescolati ai naufraghi sperando di farla franca ma li hanno inchiodati le testimonianze di uomini e donne che avevano visto la morte con gli occhi durante la traversata dalle coste della Libia all'Italia. I dodici scafisti arrestati sarebbero responsabili, insieme con altri complici che non è stato possibile ancora identificare, di ben otto traversate. Gommoni e carrette del mare sono stati soccorsi da varie navi nel Canale di Sicilia dopo l'allarme lanciato con telefoni satellitare probabilmente dagli stessi scafisti. I naufraghi sono stati poi tutti raccolti dalla nave Dattilo della Guardia Costiera e trasportati a Messina. I migranti dopo essere stati rifocillati ed identificati e dopo essere stati interrogati dagli investigatori della Squadra Mobile, sono stati subito trasferiti in centri di accoglienza in varie regioni d'Italia visto che quelli cittadini erano già al completo. Le salme dei due bambini di circa tre anni e della quattro donne, sono state invece trasferite all'obitorio del Policlinico dove, su disposizione dei sostituti procuratori Giorgianni e Vinci, sono state eseguite le autopsie. Gli scafisti arrestati sono ora rinchiusi nel carcere di Gazzi per rispondere di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
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