Sono questi i giorni cruciali sul “fronte del porto”. Da qui al 16 novembre, quando dovrebbe arrivare in Sicilia e a Messina la task force promessa da Matteo Renzi, con il premier in testa, accompagnato dal ministro Graziano Delrio e dai vertici di Anas e Ferrovie dello Stato, si attendono le decisioni definitive del Governo. Le scelte riguardano le nomine dei presidenti e dei commissari delle nuove Autorità di sistema portuale ma anche le richieste di proroga avanzate dai presidenti delle Regioni interessate, in nome e per conto delle città sedi di Autorità portuali. Le voci si sono rincorse all’impazzata in queste ultime settimane. Prima si era sparsa la notizia che il ministro Delrio fosse intenzionato ad accordare la proroga solo per i porti di Salerno (accorpato a Napoli) e di Messina-Milazzo (che rientrano nell’Autorità di sistema del Mar Tirreno Meridionale con capofila Gioia Tauro). Poi, sono trapelate indiscrezioni di segno opposto, con Delrio che, adirato contro le istanze presentate dal presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta (il quale ha chiesto la deroga anche per Catania e per Trapani), avrebbe deciso di chiudere le porte in faccia a qualsiasi speranza di proroga. Che, invece, sarebbe concessa a Salerno ufficialmente con una motivazione tecnica: la necessità di assicurare i tempi per lo spostamento di alcune strutture dal porto salernitano a quello napoletano, scelto come sede della nuova Autorità di sistema. In realtà, tutti sanno che Salerno è la patria del potente governatore della Campania Vincenzo De Luca, che per anni è stato anche sindaco della propria città. Ma adesso il vento sembra stia cambiando e appare fondata la possibilità che Messina possa avere assegnato un lasso di tempo (non si sa ancora se 12, 24 o 36 mesi) per mantenere l’autonomia operativa dell’Authority. In questo senso, la visita di Matteo Renzi a Messina in occasione della firma del Patto per lo sviluppo della Città metropolitana è stata oltremodo significativa. Il presidente del Consiglio dei ministri ha lasciato intendere di essere pronto ad accogliere le istanze di un’area così strategicamente rilevante quale quella dello Stretto. Il Governo non può non tenere conto della specificità dell’Autorità portuale che a Messina e a Milazzo ha competenze decisive per la pianificazione urbanistica di aree tra le più importanti e preziose dei due territori. Il Piano regolatore del porto sta per tornare (si spera approvato) da Palermo, gli appalti per la riqualificazione del quartiere fieristico sono in corso, il Patto per la Falce è diventato il principale strumento di sviluppo e di “rigenerazione urbana” della città di Messina e l’Authority ne è uno dei capisaldi dai quali non si può prescindere. E dunque, almeno da qui ai prossimi tre anni (il periodo indicato come necessario per attuare i progetti in itinere), è indispensabile che la “governance” dei porti di Messina e Milazzo resti qui, tra chi conosce il territorio, sa quali sono le priorità e dove investire le risorse custodite nei bilanci dell’Autorità portuale. Un territorio che non può permettersi il lusso né di sprecare occasioni di sviluppo né di vedere dirottate altrove quelle stesse risorse prodotte dai nostri porti. Qualcuno sussurra che il ministro Delrio il 16 novembre annuncerà proprio a Messina l’accoglimento della richiesta di proroga. Nel frattempo, il responsabile del Dicastero dei Trasporti e delle Infrastrutture ha proceduto a indicare i primi tre nomi di presidenti delle nuove Autorità di sistema: sono Zeno D’Agostino, Rodolfo Giampieri e Sergio Prete che guideranno rispettivamente le Autorità di Trieste (Mare Adriatico Orientale), Ancona (Mare Adriatico centrale) e Taranto (Mar Jonio). Il Governo ha trovato piena intesa con le Regioni interessate e, d’altra parte, era facile aspettarselo, visto il trattamento di favore che la riforma dei porti e della logistica ha riservato per alcune aree del Paese rispetto ad altre. Questo va detto e ridetto, anche nel caso in cui Renzi e Delrio dovessero accordare la proroga a Messina. Alcune scelte continuano a essere incomprensibili. L’Autorità del Mare Adriatico Centrale avrebbe dovuto essere unica e invece Ancona e Ravenna sono rimaste autonome, senza citare i casi di Trieste e Venezia che avrebbero potuto comporre un unico fortissimo sistema portuale, ma che la classe politica del Nord Est mai avrebbe consentito di declassare (uno dei due porti sarebbe finito alle dipendenze dell’altro). Altrettanto incomprensibile la scelta di non accorpare i porti dello Jonio a Taranto, al punto che Messina e Milazzo si troverebbero nella stessa Autorità di Corigliano e Crotone che fanno parte geograficamente del Golfo di Taranto. E poi sono state salvate altre realtà che non sono neppure Città metropolitane, a differenza di Messina. Giusto ragionare in termini di sistema, ma i principi devono essere uguali per tutti.
Caricamento commenti
Commenta la notizia