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Colpo di Stato a Messina? No, il Mistero Buffo di Fo all’Excelsior

Colpo di Stato a Messina? No, il Mistero Buffo di Fo all’Excelsior

In occasione della recente scomparsa di Dario Fo risulta significativo ricordare un momento davvero storico che ha visto protagonista la nostra città, con la messa in scena al cine-teatro Excelsior nell’inverno del 1973 del mitico spettacolo Mistero Buffo, pièce che è fortemente legata alla Sicilia, dato che fu ispirata alle novelle “Le parità e le storie morali dei nostri villani“ dello studioso chiaromontano Serafino Amabile Guastella, scovate da Fo nel 1969 durante un suo soggiorno a Ragusa.

A testimoniare di questa pagina unica e misconosciuta della storia cittadina (una serata davvero memorabile e affollata, come ci ricordano alcuni intellettuali cittadini come Pompeo Oliva e Gigi Giacobbe), è la locandina giallo canarino che è stata inserita nel sito dell’Archivio Franca Rame, che informava il pubblico che il Circolo Culturale “La Comune” di Messina iniziava la sua attività “per una cultura alternativa e popolare” e presentava il Collettivo teatrale diretto da Dario Fo in due spettacoli allestiti al Teatro Excelsior, la grande sala che si trovava in via Palermo alta, angolo viale R. Margherita-R.Elena, abbattuta circa un decennio fa (la foto che pubblichiamo è della collezione di Egidio Bernava).

Sabato 17 novembre 1973 veniva messo in scena “Guerra di popolo in Cile”, a cui partecipava anche il bravissimo cantastorie siciliano Ciccio Busacca, e il cui incasso veniva devoluto alla “Resistenza cilena” che stava subendo le conseguenze del golpe di Pinochet, e domenica 18 alle 18 lo spettacolo clou, il successo che darà fama internazionale a Fo fino a ricevere il Nobel nel 1997, Mistero Buffo. I biglietti erano venduti nella storica edicola di via S. Cecilia di Ciccio Previti.

Tra gli animatori messinesi del Collettivo che promosse l’evento c’era Citto Saija, giornalista, critico e studioso di cinema. “Il nostro Paese attraversava momenti oscuri, in Cile Pinochet aveva ucciso ogni speranza, noi giovani di quel tempo, dopo le lotte studentesche del ’68 e quelle operaie del ’69, eravamo un sol corpo, uniti nell’entusiasmo rivoluzionario e nella lotta, impegnati in politica tra la gente”, ricorda Saija in un suo articolo sul www.nuovosoldo in occasione della scomparsa di Franca Rame.

Abbiamo chiesto all’intellettuale peloritano - che faceva parte del gruppo de “Il Manifesto” e animava anche la rivista “Il popolo in cammino” che radunava i cattolici “del dissenso” - alcuni ricordi di quell’evento: «La Messina di sinistra era molto attiva, anche grazie all’impegno del mondo sindacale e di figure come la compianta Rosetta Augello, che si battè per i baraccati delle periferie. Scegliemmo il cine-teatro Excelsior perché si trovava in un quartiere simbolo della città, al Dazio, una sala popolare che faceva anche varietà e cinema, in una zona che aveva altri due teatri anch’essi scomparsi come il Garibaldi poi Valli e l’ex Umberto divenuto il S. Carlino di Mollica», ricorda Saija.

«Ricordo che il teatro era gremito, e fuori c’era la celere a vigilare. Nessuno, tranne noi del collettivo, sapeva che Dario Fo aveva preparato un autentico colpo di teatro, mettendo in scena degli attori vestiti da poliziotti simulando lo scoppio di un colpo di stato, creando una palpabile tensione, che si sciolse quando l’attore svelò la finzione scenica», rileva. Dario Fo soggiornò nell’albergo Milano di via dei Verdi angolo via Battisti, e alla fine dello spettacolo cenò col gruppo: «Andammo a cena con Dario e Franca a casa dell’arch. Peppe Sidoti a piazza Castronovo per mangiare del pesce arrostito, organizzando anche delle attività legate al soccorso rosso. Dario Fo era una persona amabile e parlava con tutti con grande cordialità. Fu una giornata memorabile, e sarebbe opportuno apporre una targa lì dove sorgeva il teatro per ricordare lo spettacolo del Premio Nobel, che mantenne anche in seguito degli intensi rapporti con Messina, dalla donazione di un pulmann per disabili a Barcellona allo spettacolo con Albertazzi del’97, “Il diavolo con le zinne”, di cui ricordo anche un incontro collettivo in Fiera».

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