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Vendetta e delitto a Vittoria, arrestati 4 messinesi

Vendetta e delitto a Vittoria, arrestati 4 messinesi

Il 39enne vittoriese Salvatore Nicosia fu ammazzato per motivi di affari. È la conclusione alla quale sono giunti gli inquirenti dopo un mese e mezzo di fitte indagini sfociate in 4 arresti. Giacomo Iannello, 39 anni, uno degli indagati finito in manette assieme al padre Carmelo, di 74 anni, già da tempo aveva un contenzioso d’affari con il vittoriese titolare di un negozio di autoricambi, luogo in cui fu freddato di buon mattino a colpi di arma da fuoco.

Gli altri arrestati sono Yvan Cacciola, 19 anni, e Giuseppe Scionti, di 28, messinesi. Pare che i rancori tra Giacomo Iannello e la vittima Salvatore Nicosia fossero stati originati da affari in comune finiti male. Tra i due ex soci cominciarono a volare parole grosse a più riprese, al punto da spingere Iannello ad organizzare una spedizione punitiva. Nicosia, difatti, esperto di arti marziali e fisicamente prestante al punto da meritarsi il soprannome di “Turi Mazinga”, non era difatti il tipo che le mandava a dire. Quella fatidica mattina le cose pare che sfuggirono di mano e quella che sarebbe dovuta essere una pesante intimidazione, si trasformò in omicidio. Furono tre i colpi sparati a distanza ravvicinata da un fucile a pallini che colpirono a morte la vittima al torace. A scoprire il corpo senza vita del 39enne fu un cliente, che si era recato nei locali sulla Vittoria-Santa Croce per acquistare un pezzo di ricambio. I presunti autori del fatto di sangue fuggirono a bordo di un furgone della ditta della vittima per raggiungere contrada Resinè, in aperta campagna, dove abbandonarono il mezzo da lavoro per salire su un’auto lasciata lì in precedenza.

I quattro arrestati sono stati traditi da due elementi: un foglio di blocknotes con una lista di autoricambi ritrovato nell’abitazione di uno di loro, e l’auto preparata per la fuga, una Fiat Panda rossa, bloccata per un guasto, unitamente al furto del mezzo di proprietà della vittima. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza e i tabulati telefonici avevano indotto gli inquirenti a seguire la pista del regolamento di conti con Giacomo Iannello e con il padre Carmelo, residenti a Vittoria ma originari di Messina per l’esattezza di una frazione collinare di circa 300 abitanti, Altolia. 

Padre e figlio avrebbero poi “arruolato” per la citata spedizione punitiva il 19enne Yvan Cacciola e il 18enne Giuseppe Scionti, pure loro messinesi, assistiti dall’avvocato Cesare Santonocito. La vittima, secondo gli investigatori, sarebbe stata presa a calci in testa. I quattro avevano perlustrato la zona. Poi il 12 settembre si sono appostati all’interno del cortile del magazzino di autoricambi per tendere l’agguato a Nicosia, che aveva tentato di fuggire, ma era stato colpito da due colpi di fucile. Poi l fuga a bordo del furgone di proprietà di Nicosia, ritrovato a 5 chilometri di distanza dal luogo del delitto e vicino all’abitazione di Iannello, che era stata perquisita. Proprio in quella casa era stato trovato il foglio del blocknotes che aveva portato sulla pista giusta le indagini. Era stato accertato, dalle analisi dei tabulati telefonici, che i cellulari dei Iannello avevano agganciato le celle telefoniche di Messina prima, e di Vittoria poi. Cacciola aveva ammesso di essere arrivato con i due Iannello la notte prima dell’omicidio a Vittoria. Dopo ore di interrogatorio il giovane aveva ceduto, fornendo elementi per la ricostruzione dell’omicidio. Salvatore Nicosia era sposato e padre di due bambini di 2 e 4 anni.

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