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Un Patto per far ripartire
il treno della fiducia

Un Patto per far ripartire il treno della fiducia

Trecentotrentadue milioni di euro. Una vagonata di soldi per far ripartire il treno della fiducia, ancor prima che quello dello sviluppo e del riscatto di una terra finora “scartata”. È questo il Patto per la Città metropolitana che il premier Matteo Renzi firmerà oggi, alle 17,30, nell’aula magna dell’Università. Un Patto fatto di tanti progetti, quelli presentati dai sindaci dei vari Comuni, volti soprattutto alla messa in sicurezza dei territori e alla riqualificazione urbana. Si possono discutere le scelte e, come ha giustamente sottolineato nei giorni scorsi il prof. Michele Limosani, si sarebbe potuto fare molto di più in chiave di prospettiva strategica, perché se è vero che la tutela del territorio è la grande priorità, è anche vero che non basta mettere in sicurezza un versante collinare o un torrente, bisogna anche indicare una direzione precisa, dire cosa Messina e la sua provincia vogliono fare “da grandi”.

Ma il Patto è una scossa positiva, è un fiume di denari che arrivano a finanziare progetti già esecutivi e, dunque, immediatamente cantierabili, per opere che sono state scelte dalle amministrazioni locali e non sono calate dall’alto. Un metodo “democratico”, quello voluto dal Governo nazionale, con il coinvolgimento diretto delle comunità interessate dai Patti. La novità è che non è, non potrà esserlo, il solito elenco di progetti che si vorrebbe realizzare, una sorta di “libro dei sogni” come lo sono i Piani triennali delle opere pubbliche inseriti nei bilanci dei Comuni. Le opere avranno tempi e procedure definiti, le scadenze dovranno essere rispettate pena la perdita dei finanziamenti, e tutto dovrà svolgersi nell’arco del prossimo triennio.

Renzi arriva, dunque, non con la valigia piena di promesse e dichiarazioni d’intenti e vuota di fatti né viene con un “pacco dono” travestito da Babbo Natale che elargisce giocattoli alle regioni depresse e alle città del Sud ancor più immalinconite. Nè l’uno né l’altro. Il premier sottoscriverà un atto concreto, in linea con quanto fatto già nelle altre Città metropolitane, nelle Regioni e nei principali Comuni d’Italia, uno strumento operativo la cui attuazione, però, è demandata adesso alla capacità degli enti e delle amministrazioni locali di portare fino in fondo quanto inserito nei programmi.

Ha scelto l’Università come location per la firma del Patto e la decisione di Renzi ha dato adito a sospetti e polemiche. Ma lo staff del presidente del Consiglio dei ministri ha subito chiarito che non c’è alcuna volontà di tenere in disparte il sindaco del Comune capoluogo, che è poi anche il sindaco della Città metropolitana. I rapporti con Accorinti non sono idilliaci, non lo sono mai stati dall’inizio, ma il premier ha indicato sedi alternative ai Palazzi municipali anche in tutte le altre città dove si è recato per sottoscrivere i Patti. Accorinti dice di non comprendere ma di adeguarsi comunque alla scelta: «Se mi avessero consultato, avrei suggerito la Prefettura come sede del Governo o Palazzo dei leoni, che ospita la Città metropolitana, cioè tutti i Comuni che sono inseriti nel Patto. Ma non voglio far polemica – precisa il sindaco –, si firma all’Università, andiamo all’Università. Io non ce l’ho con Renzi, come qualcuno pensa. Ce l’ho contro il Ponte, questo sì, ma lo sanno tutti. Ci sono altre cose che non condivido del governo Renzi, ma da qui a dire che siamo in guerra ce ne passa. E oggi io spero che non vi siano primogeniture da parte di chi vuol mettere il cappello su ogni cosa. Siamo ad un appuntamento fondamentale per la città di Messina e per l’intero territorio metropolitano – insiste Accorinti, leggendo la nota stilata nella serata di ieri dall’intera giunta comunale –. Raccogliamo il lavoro di dieci mesi. Messina era stata “dimenticata” e poi, con la nostra e la mia personale mobilitazione, recuperata. La firma del Masterplan dimostra che non è vero che “non c’erano progetti”: un “parco-interventi” complessivo per oltre 700 milioni testimonia la capacità progettuale diffusa sull’intero territorio metropolitano. Il “Patto” ha rappresentato l’occasione per condurla a un disegno articolato e organico di sviluppo del territorio, frutto di una concertazione territoriale che non ha eguali negli altri “Patti”. Anche chi ha ripetutamente detto che saremmo stati trattati con le briciole rispetto alle altre Città metropolitane è stato smentito dai fatti: Messina si è conquistata le stesse risorse ricevute da Palermo e Catania.

Siamo felici di poter offrire a Messina e al territorio metropolitano uno strumento concreto per lo sviluppo. Col Masterplan trovano finanziamento opere importanti per lo sviluppo e la crescita del tessuto produttivo locale (dalla piastra logistica di S. Filippo, al polo produttivo di Larderia, al Centro per l’imprenditorialità giovanile). Nel Masterplan sono finanziati o monitorati interventi strategici sulle infrastrutture (l’acquedotto, anche col recupero del serbatoio “Montesanto 1”, che ridà sicurezza idrica alle zone alte della città anche in caso di crisi, il porto di Tremestieri, sottoposto a monitoraggio delle procedure, l’impianto per il trattamento della frazione umida, che riduce di 2/3 il conferimento in discarica e la bolletta pagata dai messinesi per la spazzatura). Ci sono importantissimi interventi di difesa del territorio, protezione dalle alluvioni, opere fondamentali per la salvaguardia della città e della stessa vita dei messinesi. Si mettono in sicurezza le discariche dismesse (Portella Arena, Tripi), eliminando due “bombe ecologiche” che gravano sul territorio. Si promuove il turismo con la realizzazione di attrattori (Acquario) e recupero di beni culturali (progetto per Forte Gonzaga, fontane storiche, “Cenobio” del Gran Camposanto, foresta di Camaro). Si mettono in campo risorse per l’edilizia scolastica (scuola di Tremestieri, vari interventi di sicurezza sismica e ristrutturazione del patrimonio scolastico comunale) e per l’edilizia sportiva (Ex-gil-Santamaria, Palasport di Mili, Villa Dante). Si sostengono gli interventi nel sociale. Si finanzia un progetto per la prevenzione antisismica. Si mette sotto osservazione e si sottopone ad accordo col Governo la realizzazione del secondo Palagiustizia.

Accanto a questo – proseguono il sindaco e i suoi assessori –, viene firmato un protocollo di intesa con la Regione, che si impegna alla realizzazione di importanti progetti a valere sui fondi Po-Fesr per la sicurezza del territorio: gli interventi sul torrente Bisconte-Catarratti e sul torrente Annunziata e la messa in sicurezza del versante di transito dell’acquedotto. Per la città sono oltre 100 milioni di progetti, che si aggiungono ai fondi del Pon-Metro (già stanziati dal Cipe nell’agosto scorso), alle risorse sbloccate per il secondo Palagiustizia, al progetto già attivo per gli svincoli, all’imminente taglio di nastro per i lavori della via Don Blasco. Si apre, dunque, per la città e per l’intero territorio metropolitano una concreta prospettiva di rilancio occupazionale ed economico. Una bella opportunità che possiamo offrire ai nostri giovani per costruire il loro futuro nella nostra città». Al di là delle polemiche. Speriamo sia davvero così.

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