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Quando alle parole seguono i fatti

Il disastro Mps non lo pagano i cittadini

Il mese scorso la firma del Patto per il Sud con la Regione Siciliana, ad aprile era stata la volta delle città di Palermo, Catania e Reggio Calabria, e della Regione Calabria. Oggi il Governo sigla il Patto con la città di Messina.

È il mantenimento degli impegni che avevamo preso con il Sud: archiviata la stagione dei soldi a pioggia che si perdono nella burocrazia e dei fondi europei che non vengono spesi, ora mettiamo in campo accordi precisi, vincolanti, con tempistiche chiare e ben definite. Massima disponibilità, ma anche massimo rigore. Il Governo controlla le istituzioni locali, che a loro volta verificano gli impegni del Governo, e i cittadini possono sorvegliare entrambi.

Il Sud e la Sicilia, campioni di accoglienza e solidarietà, possono rappresentare una risorsa incredibile per l’Italia. Vogliamo dirlo a tutto il mondo con il G7 che abbiamo deciso di organizzare il prossimo anno a Taormina e di cui presentiamo oggi il nuovo logo. Se riparte il Mezzogiorno, riparte l’Italia.

Quando diciamo che il Sud rappresenta la prima sfida politica del nostro Paese, abbiamo il dovere di dimostrarlo con decisioni concrete. Da qui nasce l’esigenza di mettere in campo strumenti come i Patti per il Sud. Ma non ci limitiamo a questo, sappiamo che bisogna fare di più.

La Legge di Bilancio che abbiamo presentato la scorsa settimana continua con l’inversione di tendenza rispetto a chi ci ha preceduto: prima, quando sentivano parlare di Finanziaria, i cittadini sapevano che sarebbe arrivata qualche nuova tassa; ora, con il nostro Governo, la legge di Bilancio serve a restituire soldi nelle tasche degli italiani.

Ci sono 2 miliardi in più per la Sanità – e sappiamo quanto servano per la salute dei cittadini –, c’è l’aumento delle pensioni basse, la possibilità per chi è stato impegnato nei lavori più duri di andare in pensione prima alle stesse condizioni, la chiusura di Equitalia e della stagione del fisco vessatorio, l’abolizione dell’Irpef agricola, il taglio a Ires e Iri per le imprese, il piano investimenti per le infrastrutture, solo per citare alcune misure.

Tagli ulteriori alle tasse che arrivano dopo gli 80 euro per dieci milioni di italiani, l’abolizione dell’Imu e Tasi prima casa, l’eliminazione delle tasse agricole. Non basta, ogni anno lavoriamo per fare meglio, ma finalmente nella nostra economia è tornato il segno più, dopo anni di segni meno.

Serve, però, anche un Paese più semplice, un sistema istituzionale più snello e in grado di rispondere alle sfide globali. Un sistema che i cittadini possono realizzare votando Sì al Referendum del 4 dicembre. Se vogliono cambiare, se vogliono ridurre il numero dei parlamentari e semplificare il parlamento più numeroso e costoso della storia dell’Occidente, gli italiani hanno questa volta un’opportunità unica, che non tornerà. La scelta è nelle loro mani.

Matteo Renzi

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