La notizia della visita del premier in città è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Non che non lo si aspettasse per la firma ma che potesse arrivare con cosi poco preavviso, questo ha messo in moto in modo frenetico una macchina organizzativa interistituzionale. L'Università di Messina ospiterà la firma, in campo neutro del patto per lo Sviluppo di Messina e di tutto il territorio provinciale. Anche in altre città Renzi ha scelto luoghi simbolo per questo momento solenne: dalla Valle dei templi, al quartiere Brancaccio, dal Teatro Bellini al Museo dei bronzi di Riace. Niente palazzi delle politica dunque, ma location dal forte contenuto emblematico o suggestivo come, appunto, la sede di una delle università più antiche d'Italia.
La firma in calce al patto che lo stesso Renzi esporrà sarà apposta dal primo ministro e da Renato Accorinti nella sua qualità di sindaco Metropolitano.
Ci saranno molti dei sindaci dei 108 comuni dell'area vasta, la deputazione nazionale e regionale a sancire un accordo per lo sviluppo di un territorio che ha bisogno soprattutto di infrastrutture. Questo è quello che emerge dall'ultima bozza del Patto per Messina che ha avuto una gestazione di quasi un anno visto che la sua prima scadenza era stata fissata all'ultimo 31 dicembre. Poi una lunga serie di incontri a Messina e a Roma, con l'assessore Guido Signorino a tenere le fila della concertazione con i sindaci delle 4 macro aree e col sottosegretario De Vincenti.
Il patto per Messina è un accordo su due livelli temporali. Uno immediato con obiettivo il 2017 ed uno sul medio periodo, cioè scadenza 2020.
Il pacchetto complessivo è di circa 330 milioni di euro, 61 dei quali per la fase uno. Quella che scatterebbe domani, subito dopo la firma. Gli interventi previsti, che comuqnue fino a domani mattina potrebbero subire qualche aggiustamento, sono piuttosto spalmati su tutto il territorio.
Pochi quelli particolarmente corposi. Su tutti i 15 milioni previsti per la realizzazione dello svincolo di Monforte o i 5 per l'avvio del cantiere del porto di Santo Stefano di Camastra.
In città, in base alle ultime indicazioni sempre suscettibili di variazione da parte del Governo, all'ultimo istante, spiccano i fondi destinati per l'adeguamento del serbatoio d'acqua Montesanto ceh serve la parte alta della città, o le decine di i ntenrventi per la difesa si un territorio che appare semprepiù fragile ogni giorno che passa. Partirà il pregetto per il revamping dell'impianto di Milio per le acque. E poi sono stati inseriti anche su sollecitazione dello stesso consiglio dei ministri, uno spazio importante per l'edilizia scoalstica. Per le grandi opere: il palazzo di Giustizia, il nuovo porto, o la piattaforma di Tremestieri, il patto per Messina riserva le cose migliori non nel 2017 ma alla successiva scadenza del 2020. Gli impegni però, saranno presi domani. Dal Governo con tutta una città che non vuole essere tradita, oltre che troppo spesso abbandonata.