Sei distinti arresti per le cause più diverse, negli scenari più disparati, operati dalla polizia nel fine settimana. La conferma di una mobilitazione forte della Questura, per fronteggiare la ripresa autunnale dei reati predatori (furti e rapine) ma anche per rendere più sicuri i luoghi e le strade in cui transitano, in quelle ore, migliaia di ragazzi. Ecco i 3 distinti episodi, da cui sono scaturiti i 6 arresti, uno dei quali coinvolge un minore ghanese.
La rapina ad una prostituta
Erano le otto di sera di sabato quando il diciassettenne ghanese si è appartato con una prostituta, nell’auto della donna, parcheggiata in via Don Blasco. Il giovane era salito a bordo poco prima accordandosi con lei sul rapporto da consumare in quell’arteria sempre semibuia. Ma, ottenuto il suo scopo, il ragazzo è andato molto oltre: ha aggredito la donna, l’ha costretta a scendere dalla vettura e si è allontanato rapidamente alla guida della stessa.
Ma l’allarme è scattato subito e il migrante ghanese è stato raggiunto poco dopo dagli agenti delle volanti. Sorpreso ancora al volante con il telefonino e la somma di venti euro appartenenti entrambi alla vittima, che nel frattempo era stata individuata e soccorsa. Su disposizione del magistrato di turno, il diciassettenne, che aveva chiesto protezione internazionale in Italia ed era ospite a Messina, in una casa famiglia, è stato trasferito in un Centro di prima accoglienza di Catania. Al vaglio dell’autorità giudiziaria anche la posizione giuridica della vittima della rapina.
L’assalto al bar di S. Agata
Nelle prime ore di domenica, alle 2.30, gli agenti della squadra mobile hanno arrestato, con l’accusa di tentato furto aggravato, Paolo Pantò, 33 anni; Sergio Lo Presti, di 25, e il ventiseienne Davide Lo Vecchio. Il terzetto aveva preso di mira un bar di Sant’Agata ma aveva sottovalutato i controlli notturni delle forze dell’ordine. I tre giovani sono stati così notati e bloccati in flagranza mentre facevano irruzione nell’esercizio chiuso. Dopo aver sollevato la saracinesca due dei malviventi erano già dentro, a fare razzia, mentre il terzo li attendeva fuori, a bordo di un’auto. Questi è stato bloccato senza problemi, i suoi complici hanno accennato una fuga subito fallita: per l’uno subito, per l’altro dopo pochi metri. Al contempo, i poliziotti hanno sequestrato gli arnesi da scasso adoperati – spadini, cacciavite e torcia – e l’auto, una Mercedes Classe A in cui c’erano anche abiti utili a travisarsi: 3 scaldacollo, 2 cappellini e un giubbotto con cappuccio. Ma c’è di più: le perquisizioni domiciliari hanno fatto trovare blocchetti di biglietti Atm, apparecchiature elettroniche e pacchetti di sigarette.
L’Ape rubata a S. Stefano
Sempre tra sabato e domenica le Volanti hanno tratto in arresto, a Santo Stefano Medio, Giuseppe De Francesco, 37 anni, e Giovanni Caponiti, 40. Intorno alle 2 i due uomini avevano già asportato una “Moto Ape” parcheggiata in via Comunale quando sono stati bloccati dai poliziotti. Con una vite avevano forzato il bussolotto d’accensione e fatto saltare la serratura dello sportello sinistro.
Si erano allontanati senza rumore e pensavano d’averla fatta franca quando, a pochi chilometri, sono stati raggiunti dai poliziotti richiamati da una telefonata al 113. Uno dei due aveva ancora addosso il coltello e la tenaglia, l’altro portava con sé un coltello e una valigetta con attrezzi da scasso. Infine, nel portabagagli dell’auto, sequestrata, un martello e un seghetto. La Moto Ape è stata restituita al proprietario.
Sconterà un anno e 3 mesi
Sabato, infine, il commissariato Messina Sud ha arrestato il 46enne Giacomo Currò, chiamato a scontare una pena definitiva di 1 anni e 3 mesi per rapina, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e porto d’armi.