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Droga a Mangialupi,
in appello 18 condanne

Droga a Mangialupi, in appello 18 condanne

Erano quasi le dieci di sera quando il presidente Alfredo Sicuro ha letto la sentenza d’appello dell’operazione “Vicolo cieco”, ovvero lo spaccio al dettaglio in città del clan Mangialupi.

E i “numeri” dicono in sintesi di 11 riduzioni di pena, un’assoluzione soltanto, e 7 conferme della condanna di primo grado. Molto complesso il dispositivo esitato dal collegio d’appello dopo una camera di consiglio molto lunga.

Si tratta dell’indagine della Squadra mobile che nel 2014 smantellò una holding specializzata nel traffico di droga, con base a Mangialupi. Gli stupefacenti giungevano dalla Calabria, affluivano nella zona sud di Messina e rifornivano i principali canali dello spaccio della città e della provincia, non tralasciando il territorio catanese. Le basi di questa “impresa della droga” erano un bar di Gazzi e un vicolo poco distante, in cui si pianificavano rifornimento, distribuzione, vendita e riscossione dei crediti. Non mancava una capillare rete di pusher, c’erano perfino gli assaggiatori delle sostanze, chiamati a verificarne purezza e qualità. I guadagni dello smercio della “roba” erano così alti che al momento del blitz i poliziotti in alcune abitazioni trovarono 71.000 euro in contanti (oltre a 600 grammi tra cocaina, eroina e marijuana).

La sentenza d’appello.

In undici hanno registrato riduzioni di pena rispetto alle condanne di primo grado, anche in relazione al concetto di “continuazione” con più sentenze considerate globalmente.

Ecco il dettaglio: Giovanni Assenzio (2 anni, 8 mesi e 18mila euro di multa), Maria Baluce (6 anni, 4 mesi e 6mila euro di multa), Luciano Bartone (6 anni, 4 mesi e 6mila euro di multa), Salvatore De Luca classe ’87 (7 anni, 4 mesi e 6mila euro di multa), Daniele Ragusa (7 anni, 4 mesi e 6mila euro di multa), Francesco De Domenico (8 anni, 2 mesi e 2mila euro di multa), Salvatore De Luca classe ’78 (un anno e 2mila euro di multa, concessa la sospensione della pena), Giuseppe Triolo (un anno e 2mila euro di multa), Salvatore Gangemi (9 anni, 2 mesi e 14mila euro di multa), Giuseppe Arena (2 anni, 4 mesi e 22mila euro di multa, che è da considerare “in aumento” per il concetto di “continuazione” con la condanna inflittagli nel dicembre del 2014 per un’altra vicenda, pena già divenuta definitiva), Alfredo Trovato (20 anni di reclusione e 40mila euro di multa, una condanna globale che si ricava cumulando le due sentenze di primo grado che aveva impugnato, e che considerate globalmente arrivavano ad una pena finale di 27 anni e 6 mesi).

L’unico ad essere stato assolto completamente dalle accuse contestate è stato Antinno Aricò, con la formula ampia, ovvero «per non aver commesso il fatto».

In 7 hanno invece registrato la conferma della condanna di primo grado, e sono stati anche condannati a pagare le spese processuali: Angelo Aspri, Giovanni Capria, Nunzio Corridore, Giovambattista Cuscinà, Pasqale Erba, Achille Misiti e Francesco Tamburella.

Altri aspetti della sentenza: per Giuseppe Arena i giudici, in relazione al solo capo d’imputazione “B” hanno dichiarato il “non doversi procedere” per precedente giudicato (sullo stesso fatto c’era già una sentenza); in alcuni capi d’imputazione, erano quattro, che trattavano lo spaccio di sostanze stupefacenti, i giudici hanno applicato il concetto di “lieve entità” del fatto rispetto all’accusa iniziale; è stata revocata l’interdizione temporanea dai pubblici uffici per Assenzio, De Luca classe ’78 e Triolo; sono state revocate le pene accessorie applicate a Aricò; è stata dichiarata in sentenza la perdita di efficacia delle misure cautelari applicate a Aricò, De Luca classe ’78 e Triolo, nei confronti dei quali è stata ordinata la scarcerazione (sempreché non siano detenuti per un’altra vicenda).

Il verdetto di 1° grado.

Nel novembre del 2015 il gup Daniela Urbani decise quasi 150 anni di carcere con il rito abbreviato. La pena più alta disposta dal gup fu di 18 anni e 4 mesi, ad Alfredo Trovato, considerato dall’accusa il capo dell’organizzazione. Poi, 17 anni e 2 mesi al suo “braccio destro” Giuseppe Arena, mentre Salvatore Gangemi fu condannato a 9 anni e 8 mesi di reclusione. E ancora: 8 anni ad Antonino Aricò; 4 ad Angelo Aspri e Giovanni Assenzio; 8 anni e 4 mesi a Maria Baluce, Luciano Bartone, Giovanni Capria, Francesco De Domenico, Salvatore De Luca (classe 1987) e Pasquale Erba; 8 anni a Nunzio Corridore; 4 anni e 4 mesi a Giovambattista Cuscinà; 4 anni a Salvatore De Luca (classe 1978); 2 anni e 8 mesi ad Achille Misiti; 8 anni e 4 mesi a Daniele Ragusa; 4 anni ciascuno a Francesco Tamburella e Giuseppe Triolo.

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