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Servizi sociali, è una strada tutta in salita

Servizi sociali, è una strada tutta in salita

La coperta è corta, e questo lo si era capito. Così come si era capito da mesi che in coincidenza col bilancio di previsione, sarebbero emersi dei tagli per i servizi sociali. Non perché a Palazzo Zanca siano diventati improvvisamente brutti e cattivi, ma perché quando un Comune è in pre-dissesto se c’è da tagliare, è lì che si taglia. Perché – scherzi di una legge probabilmente da rivedere – molti di quei servizi non rientrano tra quelli essenziali. Si trattava solo di capire la quantificazione, del taglio. Anzi, pardon, di “compressione”, giacché quel termine appare così brutale da essere rifiutato dagli assessori della giunta Accorinti. Ma chiamala come vuoi, sempre cucuzza è, recita un vecchio proverbio siciliano, che “consegniamo” al toscano Luca Eller Vainicher. Proprio a quest’ultimo, in qualità di assessore al Bilancio, e alla collega con la delega al Sociale, Nina Santisi, è toccato il compito di affrontare nuovamente i sindacati, ieri pomeriggio, per fare il punto della situazione, prima di passare la palla al sindaco. Per andare al nocciolo, la situazione è la seguente: per arrivare alla fine del 2016 senza ripercussioni, garantendo quindi le proroghe, mancano all’appello 650 mila euro. Un buco “calcolato”, è il messaggio dell’Amministrazione, che verrà coperto con la manovra di assestamento di bilancio – la prima dopo anni, visto che dal 2012 il bilancio viene approvato a fine anno se non addirittura l’anno dopo –, quindi a novembre. A dare pensiero, però, è il 2017. Perché secondo i calcoli, qui la coperta si restringe ancora di più, per più di 2 milioni di euro. Un taglio, una compressione, la si chiami come si preferisce, che si manifesterebbe sui prossimi bandi. Ed è questa l’altra incognita. L’Amministrazione dice: una volta approvato il bilancio di previsione in Consiglio, partiamo subito coi bandi. Che però richiedono tempi piuttosto lunghi. I 52 giorni di pubblicazione, in primis. E poi quelli delle procedure di gara, che adesso passano dall’Urega. Senza nessuna garanzia, dunque, che l’iter si chiuda entro giugno dell’anno prossimo. Perché giugno? Sempre secondo i calcoli, andando di proroga in proroga, i soldi finirebbero a metà del 2017. A giugno, appunto.

Un bel guaio, che ha già un primo risultato: la riduzione oraria per tutti gli operatori dei servizi sociali, forse anche da subito e non dai prossimi bandi, proprio per allungare la famosa coperta. In cassa, è stato chiarito ieri, ci sono soldi per coprire 24 ore settimanali per tutti. Ciò significa che a parte i lavoratori dei Cag (che lavorano 22,50 ore), andrebbero a perdere sia gli operatori delle scuole e degli asili, che oggi sono a 27 ore, sia, anzi, soprattutto quelli dei assistenza domiciliare anziani, assistenza disabili, trasporti nei centri riabilitativi, che ad oggi sono addirittura 38 ore. «Proveremo ad arrivare a 30», è stato il timido impegno preso ieri, ma che si regge su fragili presupposti.

La sensazione è che ci sia poco, pochissimo margine di manovra. Motivo per cui i sindacati, dopo il confronto con Eller, la Santisi e Accorinti («come priorità abbiamo sempre i servizi sociali e faremo di tutto per recuperare le risorse in assestamento»), hanno voluto incontrare tutta la Giunta (il sindaco era andato via) per ottenere un impegno formale in tal senso. Ma dopo il faccia a faccia quella sensazione è sembrata farsi più forte. Il massimo che si è riusciti a ottenere, un impegno su un ulteriore approfondimento tecnico (il famoso raschiamento del fondo del barile, ammesso ci sia ancora qualcosa da raschiare) e un appuntamento a domani per una risposta.

«Non si può fare a meno di dire che le ragioni della nostra protesta erano e sono fondate – è il commento dei rappresentanti della Fp Cgil Clara Crocè, Elena De Pasquale e Gianluca Gangemi –. I tagli non sono sostenibili, sia per i cittadini che per i lavoratori». La riduzione oraria? «Respingiamo una simile ipotesi, chiediamo un altro momento di riflessione perché non è possibile continuare a tagliare il settore che già ha dato tanto. I debiti fuori bilancio non sono stati creati dal settore dei servizi sociali eppure a pagare sono soltanto loro. Dobbiamo mettere in atto ogni misura, utilizzare tutti i finanziamenti, anche la prima annualità dei fondi Pac».

Anche Calogero Emanuele e Saro Contestabile della Fp Cisl confermano: «Nessuna intesa sui servizi sociali. Non è accettabile che si taglino i fondi per i servizi sociali e quindi chiediamo garanzie sui livelli occupazionali e l’orario settimanale pieno. La Giunta deve assumere l’impegno che i tagli non intaccheranno i servizi sociali e il fondo di riserva deve essere utilizzato per rimpinguare le risorse nel triennio 2016-2018 oppure intercettando risorse europee e regionali».

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