E questa è la vetrina internazionale che proporremo ai tanti ospiti, provenienti da vari Paesi del Mediterraneo, in occasione del SabirFest, uno dei più importanti appuntamenti culturali non solo siciliani ma dell’intero Meridione. È qui che, come l’anno scorso, sono previsti alcuni degli eventi “clou” del Festival. È qui, in Galleria... sì, la Galleria degli orrori. All’esterno e all’interno.
Ma, porca miseria, c’è qualcuno che riesca a non arrossire dalla vergogna? Questo schifo è tollerabile?
Non ci sarebbe bisogno di aggiungere parole alle immagini. I vandali può darsi anche siano i nostri figli o nipoti, studenti di tutti i licei (tanto è vero che lasciano impunemente il segno, e così si legge la “firma” di allievi del Seguenza o della Jaci o di altri istituti), ragazze e ragazzi di “buona famiglia”, che a casa loro non si permetterebbero neppure di scarabocchiare con la matita un tavolo o una sedia, e che qui danno sfogo a tutta la loro fantasia “perversa”.
A questi imbecilli di tutte le età, che non sono “writers” ma profanatori di un bene pubblico vincolato, bisognerebbe dare una lezione, una sanzione pecuniaria, l’obbligo di frequentare scuole di educazione civica (materia che ormai appartiene solo al passato...). Ma c’è una responsabilità superiore ed è quella di chi dovrebbe garantire il decoro di uno spazio che non può essere inteso come luogo privato – anche se sappiamo bene tutte le vicende riguardanti i diritti di proprietà della “Vittorio Emanuele” – perché è un monumento della città, perché è uno dei simboli, perché di Gallerie del genere ve ne sono soltanto a Milano, Napoli e Torino. E lì sono autentici “gioielli”, salotti eleganti, luoghi di incontro mondano, di scambi internazionali ma anche di identità civica.
Fateci caso, in una delle foto scattate da Alessio Villari, sopra l’orrenda macchia di vernice rossa, c’è una targa che recita testualmente: “Attenzione, area controllata da impianto di telecamere a circuito chiuso per pubblica sicurezza”. Segue la scritta del “Corpo di polizia municipale”. Il senso di impunità porta anche a questo: fregarsene totalmente di qualsiasi divieto o avvertimento, farla in barba ai controlli, farsi beffe di quegli occhi spenti che non servono a nulla, neppure come deterrente.
C’è una parte della Galleria, quella non curata dai titolari degli esercizi commerciali presenti (ai quali va detto grazie perché almeno preservano dal degrado gli spazi di loro pertinenza), che è ridiventata una cloaca. Non solo scritte oscene ma angoli trasformati in un vero e proprio “cesso all’aperto”, con un tanfo insopportabile che chi entra e percorre quel tratto è costretto poi a portarsi addosso per linghi istanti. Le denunce del passato non sono servite a niente. Le ingenti risorse utilizzate anni fa per il restauro e il ripristino del decoro sono finite in cenere.
Viene voglia di vomitare. Come quando ti prende allo stomaco un virus. Come davanti al film horror più sanguinolento. Benvenuti in Galleria, questo è il set della città irredimibile.
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