«Stiamo facendo valutazioni a 360 gradi e non tralasciamo nessuna strada». Il capo della Squadra mobile Franco Oliveri, che sta coordinando le indagini sulla sparatoria di martedì sera al “Cafè sur la ville” di viale Regina Margherita, non si sbottona e preserva l’assoluto riserbo in cui si stanno svolgendo le attività della polizia. Ma lascia intendere che ci sono piste particolarmente “calde” sulle quali gli uomini della Mobile si stanno muovendo.
Occorre prima di tutto fare un passo indietro e tornare a quanto avvenuto due sere fa, perché si va delineando la ricostruzione della dinamica dell’agguato che, fortunatamente, ha provocato solo un lieve ferimento (le conseguenze, viste le modalità con cui è avvenuto il tutto, avrebbero potuto essere ben più gravi).
Confermato l’orario, in prossimità delle 19.30. Il contesto è l’area esterna del “Cafè sur la ville”, che affaccia sul viale Regina Margherita, ad angolo con vicolo dei Ligustri, strada privata a servizio di un popoloso condominio. Ai tavolini del bar erano seduti diversi clienti, ma come vedremo l’attenzione si concentra soprattutto su tre di essi. La normalità della serata viene spezzata dall’arrivo di un uomo a piedi, che ha sparato almeno due colpi da un fucile caricato a pallini, prima di darsi alla fuga. Rispetto alle primissime ricostruzioni non ufficiali, dunque, la novità: l’uomo ha agito da solo e non si trovava a bordo di una moto con un complice. Ad essere centrate in pieno due auto parcheggiate (una Mini Minor della Austin e una Toyota Yaris) e la Vespa del titolare.
Quando l’uomo ha fatto fuoco, si è comprensibilmente scatenato il panico tra i presenti e i clienti seduti ai tavolini si sono dati alla fuga. Ci si concentra su tre di essi in particolare perché sono i tre che si sono ritrovati nella traiettoria degli spari. Uno di loro è l’unico ferito, un 33enne colpito di striscio, probabilmente con la sola colpa di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Era seduto al tavolino più vicino all’ingresso dell’interno del bar, intento a chiacchierare con uno dei titolari. Gli altri due, invece, erano seduti al tavolino più esterno, prospiciente al marciapiede di viale Regina Margherita. Entrambi si sono dati alla fuga, lasciando come “testimonianza” della loro presenza solo un pacchetto di sigarette sul tavolo.
Le prime verifiche su cui è impegnata l’attività d’indagine della Squadra mobile sono volte a capire se la fuga dei due sia stata dovuta alla semplice paura per quanto stava avvenendo oppure – e questa sembra la pista più probabile – al sospetto di poter essere i bersagli di chi ha sparato. Dovesse trovare conferma la seconda ipotesi, è evidente che diverrebbe fondamentale, individuati i due clienti del bar, comprendere le ragioni per cui avrebbero potuto temere un agguato per poi risalire, attraverso un percorso a quel punto privilegiato, a chi ha fatto fuoco.
La Mobile non lascia trapelare nulla sulle ricerche effettuate in tal senso, anche se pare che almeno uno dei due clienti finiti sotto la lente sia stato individuato. Continua a essere escluso un qualsiasi collegamento con la gambizzazione avvenuta lunedì sera a San Filippo superiore: la vicinanza temporale dei due episodi e l’analogia tra le armi utilizzate (in entrambi casi un fucile caricato a pallini) sarebbero solo coincidenze. Ecco perché la pista maggfiormente presa in considerazione, al momento, rimanee il più classico dei regolamenti di conti. Ma qual era il conto in sospeso?
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