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Caso Marano, l’autopsia
è slittata a giovedì

Muore a 44 anni dopo aver partorito il primo figlio. Fatali alcune emorragie in zona uterina. Inutili due interventi chirurgici. La Procura ha aperto un’inchiesta

Slitta a giovedì l’affidamento dell’incarico per l’autopsia sulla 44enne Lavinia Marano, la puerpera morta venerdì mattina al Policlinico dopo le complicanze del parto avvenuto 24 ore prima. Giovedì mattina il sostituto procuratore Rosanna Casabona, che conduce l’inchiesta e ha già iscritto nel registro degli indagati cinque medici con l’accusa di omicidio colposo dopo i primi accertamenti dei carabinieri della Compagnia Messina Sud, affiderà l’incarico a due consulenti: un medico legale, che dovrebbe essere la dott. Elvira Ventura Spagnolo, e un docente del Policlinico di Roma. All’esame parteciperanno come consulenti delle parti offese, i familiari della donna, i medici Giovanni Crisafulli e Fabrizio Perri, che sono già stati nominati dagli avvocati Giovanni Caroè e Nunzio Rosso, che assistono i familiari della 44enne.

Il calvario della povera Marano è cristallizzato nella denuncia presentata dai familiari ai carabinieri della Stazione di Gazzi. Alle 18 di giovedì scorso aveva partorito il suo bimbo con taglio cesareo. La situazione sembrava tranquilla fino alle 21, quando sono sorte le prime complicazioni all’utero che hanno reso necessario un intervento di tamponamento per arrestare l’emorragia. Alle 4 la situazione è peggiorata e si è deciso di asportare l’organo. Il quadro clinico è ulteriormente precipitato e la 44enne è stata trasferita in Terapia intensiva cardiovascolare, dove è spirata venerdì, alle 8.45.

Nella denuncia si legge tra l’altro che dopo il parto pur felice per l’evento «non aveva neanche la forza di parlare, respirava con difficoltà, non ce la faceva a tossire ed aveva un forte senso di vomito, tant’è che neanche mezz’ora dopo è diventata fredda e pallida. L’ostetrica di turno, insospettitasi per gli evidenti sintomi negativi, alzate le coperte del letto in cui riposava la paziente, si è accorta che la stessa era in un lago di sangue».

Una commissione d’inchiesta sulla vicenda è stata nominata dalla direzione generale del Policlinico, ed è composta da Patrizia Gualniera, responsabile della Medicina legale; Letterio Mercurio, anestesista e rianimatore; Antonio Levita, responsabile Unità di qualità e accreditamento; Giuseppe Cannavò, risk manager; Giovanni Diventi, responsabile Professioni sanitarie.

Il provvedimento è stato firmato dal direttore amministrativo Giuseppe Laganga. La commissione sentirà chi è stato a contatto con la donna, dalla ginecologa che l’ha seguita, ai medici di turno che hanno iniziato le procedure per stimolare le contrazioni uterine, due, secondo quanto specificato dal primario di Ginecologia, prof. Onofrio Triolo (assistito dall’avv. Daniela Agnello). Quest’ultimo ha spiegato che la paziente avrebbe rifiutato di proseguire la procedura della stimolazione come si legge su un’annotazione nella cartella clinica e avrebbe chiesto di procedere col cesareo.

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