E ora la città svolti con decisione, in direzione di quest’obietti - vo che dovrebbe unire tutti. È il solo che può portare rinascita, è la valorizzazione del fronte a mare dello Stretto. Il parco Don Blasco, lì dove il cavalcavia raggiunge il mare e diventa terrazza con bellavista sulla Calabria, sarà inaugurato con una festa, alle 17,30, del prossimo martedì 27 settembre. Taglieranno il nastro insieme le società Rete Sacne ed Elios Petroli che lo hanno realizzato con propri fondi tramite l’impresa messinese Gidot (i fratelli Giuseppe e Domenico Oteri), meritando l’ampliamento della concessione per la vicina stazione di servizio, ed i rappresentanti di tutti gli enti pubblici che lo hanno voluto e condiviso, programmato ed autorizzato. L’Autorità portuale, innanzitutto, ovvero l’ente ministeriale titolare del suolo demaniale, ma anche il Comune di Messina, la Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali, il Genio civile delle opere marittime e quello di terra. Per quanto si tratti “solo” di un parco ad uso pubblico esteso circa 3.000 metri quadrati, più o meno pari alla villa Mazzini (ma dotato di un ristorante-bar coperto e di prati all’inglese) sono però evidentissimi almeno due aspetti estremamente positivi. Il primo è la bellezza della concezione architettonica, d’arredo e paesaggistica, grazie ad un progetto semplice ma di alta qualità (gli architetti Elena La Spada ed Olga Cannizzaro) cui non manca un’opera contributo del Liceo artistico Basile. Il secondo pregio è dato dall’armonia tra l’ispirazione di questa opera e lo spirito che ha animato l’accordo raggiunto quest’anno dalle Istituzioni dopo trent’anni di vergognose liti. È lo stesso spirito di quell’accordo tra Autorità portuale, Regione e Comune che, grazie alla mediazione dell’Università, hanno scommesso sui beni culturali e ambientali della Zona falcata. È chiamato il “Patto per la Falce” e sta per produrre un risultato essenziale: il nuovo Piano regolatore del porto di Messina, improntato su valori di riqualificazione, che succede a quello del 1955. Ogni messinese potrà, da martedì 27, prendere visione di quest’esempio, il primo passo, di quel cammino che, insieme, le istituzioni ed i privati, potranno – nell’arco di 5-10 anni – per - correre per bonificare e trasformare il waterfront della Zona falcata, nel volto bello di Messina nel mondo. Un modello da sviluppare in scala ben più grande ispirandosi a Genova e alle più incantevoli città portuali del mondo. Dal Parco della Real Cittadella al grande Acquario di Messina, lavorare perché un sogno di rinascita s’avveri, è ormai doveroso. Resta in questo momento un’unica riserva, tipicamente messinese. I privati e l’Autorità portuale trovino una rapida intesa sul sistema di videosorveglianza, 24 ore su 24, di cui l’opera ha bisogno per non diventare preda di vandali, ladruncoli, incivili. Perché, se su questo profilo troppe volte in città s’è perso, nella Falce una simile sconfitta non potrà essere tollerata.