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Le carte del Teatro in Procura

Le carte del Teatro in Procura

Quando si tratta di bilanci, i grattacapi sono un comune denominatore degli enti pubblici. Non è esente il Teatro Vittorio Emanuele, entrato in una spirale davvero complessa, tra numeri traballanti, dimissioni di elementi chiavi, nomine non condivise, screzi, vere e proprie spaccature. Di fondo c’è tutt’altro che un dettaglio: al 10 settembre – nonostante una bozza sulla quale pare sia stato trovato un accordo – non c’è una stagione ufficiale, non c’è una campagna abbonamenti. Insomma, quando il sipario rimane calato, di fatto non c’è un teatro. Un grigiore già vissuto qualche anno fa, prima della gestione Puglisi.

Ma anche in questo caso, il nodo principale rimangono i conti dell’ente. Sul quale puntuali e periodici sono i campanelli d’allarme suonati dal collegio dei revisori dei conti. L’ultimo emerge dalla relazione semestrale, esaminata nella riunione di mercoledì scorso. Il collegio dei revisori, presieduto da Salvatore Jervolino, utilizza toni piuttosto preoccupanti: «Questo collegio – si legge nel verbale – in esito alle attività di verifica e controllo, avendo rilevato presunti profili di danno erariale e responsabilità penale, ha trasmesso gli atti alla Procura regionale della Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica di Messina per quanto di competenza». Insomma, molto più di un campanello d’allarme.

E nel capitolo dedicato alle criticità rilevate nel corso del primo semestre 2016 si capisce perché. In primis, viene evidenziato che «nelle verifiche effettuate alle entrate di botteghino» sono state trovate «alcune anomalie che sono da riferire ad una disorganizzazione nella gestione del servizio che ha comportato anche ritardi nella tempistica dei versamenti in Tesoreria». Le anomalie sono state regolarizzate solo grazie all’attività «di controllo e monitoraggio delle entrate da botteghino» effettuata dallo stesso collegio dei revisori.

Altra criticità, «sia nel 2015 che nel 2016, il realizzarsi di consistenti debiti fuori bilancio che ha comportato sicuramente una difficoltà da parte dell’Ente nella predisposizione del bilancio di previsione 2016-18». E, conseguentemente, «ulteriore anomalia è il parere non favorevole, ampiamente motivato, espresso da questo organo di revisione all’approvazione dello strumento finanziario preventivo 2016-2018 che a tutt’oggi non risulta ancora rimodulato e inviato a questo organo di controllo per il relativo parere». Dulcis in fundo, «si è rilevata infine la mancata presentazione del conto consuntivo 2015 da parte dell’ente all’organo di controllo».

Un quadro a tinte fosche, al quale va aggiunto il clima di incertezza in cui agiscono i vertici dell’ente. Alla nomina del soprintendente, dopo la spaccatura in due del Cda, si è arrivati solo con l’intervento sostitutivo della Regione, che ha scelto Egidio Bernava. Non esattamente in sintonia con almeno metà Cda e coi direttori artistici. Lo stesso Cda, poi, per imposizione della Regione, dovrà essere ridimensionato a tre elementi (dai sei attuali), ma non si sa ancora come e quando ciò avverrà. E il sipario rimane calato.

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