Messina
Dare un suono al paesaggio, restituire ai luoghi la propria storia orale, quella affidata al vento, alle parole e alla musica, che siano le note cupe e profonde di una cornamusa o quelle leggiadre e fluttuanti di un flauto di canna.
Nel cuore dell’antico villaggio di Gesso esiste un luogo che, come un carillon senza tempo, racchiude in sé le melodie di una antica storia di pastori e contadini: è il Museo “Cultura e musica popolare dei Peloritani”, fondato dall’associazione “Kiklos” con la preziosa collaborazione del prof. Mario Sarica. È qui che si è svolto l’incontro “L’arte incontra la cultura popolare siciliana”, in occasione del quale una delle firme più creative della pitture contemporanea, Enzo Migneco (in arte Togo), ha donato al museo un proprio dipinto.
“Tre paloggi sullo Jonio”, il titolo dell’opera, un suggestivo scorcio di Briga Marina su cui campeggiano i tre antichi giocattoli della tradizione siciliana: «Ho pensato alla trottola perché rappresenta la natura più intima e genuina della nostra tradizione: un gioco così semplice eppure sempre magnetico anche agli occhi dei bambini di oggi – spiega l’artista messinese –, ai bambini che guardano con stupore al movimento di questo oggetto spiego sempre che con l’arte non si può vivere. È per questo che vivo facendo girare il paloggio».
Una donazione importante che sancisce l’incontro tra l’arte visuale e le forme di cultura tradizionale siciliana e che si aggiunge alla già ricca collezione etnografica e alle numerose opere donate al museo, negli anni passati, da tanti artisti messinesi, tra cui Nino Cannistraci, Pippo Galipò, Piero Serboli, Pietro Mantilla, Maria Rando e Stello Quartarone.
«Continuiamo a resistere in trincea, grazie al sostegno di tanti amici ma nell’assenza assordante delle istituzioni. Questa sera sono particolarmente felice perché a rompere questo silenzio vi è l’assessore regionale ai Beni culturali Carlo Vermiglio», ha spiegato Sarica, curatore scientifico del Museo. «Questa è una realtà di carattere scientifico molto importante, un museo interdisciplinare che rappresenta l’autentica identità messinese. Un luogo che merita cura, attenzione e rispetto: per questa ragione posso affermare già da ora che l’assessorato ai Beni culturali interverrà nelle forme più appropriate per dare maggior forza a questo luogo e al lavoro dei suoi operatori», ha affermato l’assessore Carlo Vermiglio.
Presente all’incontro, durante il quale si è tenuta una interessante esibizione musicale del polistrumentista e costruttore di aerofoni agropastorali Rosario Altadonna, è intervenuto anche il presidente dell’associazione culturale “Kiklos” Salvatore Bombaci, che ha espresso vicinanza e solidarietà al popolo di Amatrice, «un paese con il quale siamo profondamente accomunati per l’antica tradizione degli aerofani pastorali».
Un rinnovato incontro tra musica e arte, dunque, ma anche tra arte colta e popolare, nel caotico incontro delle linee razionali della pittura di Togo, della sua realtà sempre tangibile e concreta, con la descrizione minuziosa dei luoghi (la sua amata Briga Marina, Scaletta e quell’ultimo lembo di Calabria dove finisce l’Italia e inizia la Sicilia), ma resa eterea, quasi surreale dalla profondità dell’azzurro, dal rosso cupo di un tramonto e dai gialli accecanti.
La trottola che si aggroviglia e si smatassa una volta lasciata libera di volteggiare su una superficie è forse l’emblema più significativo di quell’universo di mobilità e curiosità che è la vita di un artista: «Vivo a Milano da cinquantacinque anni, ma la base del mio lavoro restano le mie radici siciliane. Spesso, per ragioni di varia natura, si è costretti a dover lasciare i propri luoghi, si è costretti a partire, lasciarsi contaminare, muoversi, esplorare e poi ritornare. Come il paloggio».
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Scheda – Il museo
Allestito in uno stabile di proprietà del Comune e realizzato dall’associazione culturale “Kiklos” con la consulenza dell’etnomusicologo Mario Sarica, il Museo“Cultura e Musica Popolare dei Peloritani” custodisce un’ampia e originale raccolta di strumenti musicali popolari relativi all’area peloritana e altrettanti significativi oggetti della tradizione agropastorale siciliana, rappresentando di fatto, con i suoi oltre mille reperti, una realtà unica nel suo genere e tra le poche attive in Italia. Attivo dal 1996, questo remoto e affascinante arcipelago della memoria della tradizione orale messinese, oltre a ricostruire la lunga vicenda organologica dello strumentario musicale popolare, raccoglie tantissimi insoliti manufatti che segnalano il più vasto orizzonte di comunicazione interpersonale entro il quale si collocano i “produttori di suono”. Il viaggio tra i suoni che popolano il paesaggio rurale si snoda in quattro sale e offre anche uno spazio multimediale di approfondimento, articolato in una sezione bibliografica, una postazione video e un’area digitale per l’ascolto dei repertori musicali. Tra le numerose attività del museo, anche un interessante laboratorio di tecniche di costruzione delle zampogne e dei flauti a canna tenuto dal polistrumentista e costruttore di aerofoni agropastorali Rosario Altadonna.