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Vivere di nostalgia
al Nord da... ex studenti

Vivere di nostalgia al Nord da... ex studenti

«A nove anni di distanza da quell’assolata giornata di settembre, con un bel lavoro e tante nuove esperienze, ricordo ancora perfettamente i singhiozzi, gli occhi pieni di lacrime e allo stesso tempo il profumo di salsedine dello Stretto. E li ricordo così bene perché anche oggi, mentre parto, provo ancora a nascondere il mio pianto mentre saluto i miei genitori e la mia città da lontano».

Il 28enne messinese Gabriele Palermo, che giovedì ha lasciato Messina per tornare in quella che definisce la «grigia Milano», dove lavora come consulente di marketing, è uno dei tanti giovani validi che hanno dovuto lasciare la città dello Stretto per trovare un lavoro e realizzare le proprie ambizioni. Questi giorni di partenze, per i giovani fuori sede, sono giorni di tristezza e nostalgia per la loro tanto bella quanto disgraziata terra. E abbiamo deciso di parlare proprio con alcuni di loro per raccontare i sentimenti, le emozioni, le paure e le speranze di tutti quei ragazzi che partono sapendo che probabilmente non potranno mai tornare, se non, come ogni anno, per le vacanze.

«Quando mi sono trasferito a Milano – racconta Gabriele – avevo appena compiuto 19 anni. Avevo con me un’enorme valigia e una borsa termica stracolma di involtini. In un’assolata giornata di settembre, provando inutilmente a trattenere le lacrime, salutavo i miei genitori dal finestrino di un pullman che da lì a poco mi avrebbe portato a 1200 km di distanza. Lì, dove avrei intrapreso l’esperienza universitaria prima e i primi lavori dopo. É incredibile quanto possa amare quel traghetto quando torno e allo stesso tempo maledirlo con tutte le mie forze quando riparto per andare nuovamente via dalla mia amata Messina».

«Messina in alcuni ambiti non ha nulla da invidiare alle principali città del nord Italia – sottolinea Bernadette Mazzù –, ma per realizzarsi in alcuni settori, purtroppo, è indispensabile andare via». La trentunenne messinese lavora in uno studio legale inglese a Milano, dove tornerà tra pochi giorni, e si occupa di diritto societario. Per hobby fa anche la modella. «Ho avuto la fortuna di trovare un’occupazione proprio nel tipo di studio in cui sognavo di lavorare – afferma la giovane messinese. Quando sono partita ero entusiasta e tutt’ora mi trovo bene a Milano, ma la mia città ultimamente ha iniziato a mancarmi. Mi manca la mia famiglia e mi mancano i miei amici. Mi manca il nostro mare ed il nostro cibo messinese. In questi ultimi giorni prima della partenza ho un continuo magone».

«Ogni volta che torno – spiega Matilde Siracusano – provo sentimenti contrastanti. Da una parte sono felice nel vedere la bellezza della mia terra, nel sentire i suoi profumi, ma dall’altra mi rattristo nel vedere un degrado sempre crescente e la rassegnazione davanti a questo». La trentunenne messinese vive da cinque anni a Roma, dove si è sposata e lavora come collaboratrice parlamentare: «Amo il mio lavoro e Roma è bellissima – aggiunge –, ma il legame con la nostra terra non si spezza mai».

«Purtroppo non si può vivere soltanto di sole e di mare, almeno finché non verranno adeguatamente sfruttati per far girare l’economia», dice Davide Alibrandi. Il trentenne messinese lavora in una importante banca di investimento a Milano: «Chi ambisce ad una carriera internazionale – afferma – non può restare a Messina. Ovviamente mi manca sempre la mia famiglia e mi mancano i miei amici, ma la grande passione che metto nel mio lavoro e per inseguire i miei sogni mi aiuta a partire sereno perché penso ci sia un tempo per tutto: c’è un tempo per le vacanze e c’è un tempo per tornare a lavoro».

«Se avessi la possibilità di realizzare i miei sogni in Italia, probabilmente tornerei – dice Miriam Russo. Vivere all’estero ha i suoi pro ed i suoi contro. Si cresce, e tanto, ma non è tutto oro quello che luccica». La ventottenne di Gioiosa Marea, in provincia di Messina, si è laureata a Roma e attualmente vive in Spagna, dove ha una borsa di lettorato ed insegna italiano all’Università di Murcia: «Il cuore si spezza ogni volta che riparto – ammette. Quello che resta qui sono gli affetti che vorresti mettere in valigia, ma è impossibile. E non ti resta che accettare la situazione e conservarli nel cuore».

«Ogni volta che torno a Messina provo un’emozione indescrivibile – dice Carmelo Abate –, torno a casa dalla mia famiglia e sembra di ritornare bambino. Mi godo la mia città fino all’ultimo, esco con gli amici di sempre, faccio il pieno di granite, gelati e focaccia e vivo tutto questo intensamente, ma poi purtroppo arriva il momento di ripartire». Il 28enne messinese lavora in un ufficio stampa a Milano: «Quando attraverso lo Stretto con l’aliscafo per andare a prendere il solito aereo – spiega –, mi viene una grande rabbia al pensiero di dover lasciare i miei affetti più cari e la mia amata Messina, che purtroppo non può darti in certi ambiti prospettive di crescita importanti. Riprometto a me stesso, però, che un giorno tornerò per dare il mio contributo alla crescita della mia terra».

 

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