E' un momento particolarmente intenso e sicuramente importante, questo, per Giampiero Cicciò.
L'autore, regista e interprete messinese, infatti, passa dalla televisione al teatro (la sua grande passione) - con la duttilità e la bravura che gli sono unanimemente riconosciute - attraverso una serie di impegni di livello assoluto, che lo vedranno atteso protagonista.
Ha appena finito di girare accanto a Beppe Fiorello una fiction, “Chiedilo al mare” per la regia di Alessandro Angelini, che andrà in onda a febbraio su RaiUno.
Tratta dal libro “I fantasmi di Portopalo”, in cui Giovanni Maria Bellu ricostruisce la tragedia del Natale del '96 ovvero il naufragio nel quale persero la vita 300 clandestini, quello che si annuncia come uno degli eventi televisivi del prossimo anno - e che avrà nel cast anche Giuseppe Battiston - lo vede interpretare il ruolo di Sergio Salemi, un uomo corrotto, ambiguo e senza scrupoli.
Neanche il tempo di riposarsi, però, per Cicciò, impegnato - com'è - da giorni nelle prove dello spettacolo “Ragazzi di vita” di Pasolini, che dal 26 ottobre, e per quattro settimane, sarà di scena al Teatro Argentina di Roma, in quello che è uno dei lavori più attesi della stagione che va a cominciare.
Si tratta di una produzione del Teatro di Roma, con la drammaturgia di Emanuele Trevi (dal romanzo pasoliniano, edito nel '55 da Garzanti) e la regia di Massimo Popolizio, nella quale l'attore messinese è chiamato a interpretare più ruoli, alcuni più poetici, altri comici; con lui sul palcoscenico, Lino Guanciale, e poi – tra gli altri - Sonia Barbadoro, Roberta Crivelli, Silvia Pernarella, Alberto Onofrietti ed Elena Polic Greco.
Le scene sono di Marco Rossi, i costumi di Gianluca Sbicca.
Ma gli appuntamenti non finiscono qui: il 12 ottobre, infatti, il suo “Lei e lei” - la fortunata produzione dell'Ente Teatro di Messina di cui è autore, regista e interprete - è atteso nell'ambito del Festival “Illecite visioni” in uno dei Teatri storici di Milano, quello dei Filodrammatici.
Un impegno a tutto tondo, dunque, per Giampiero Cicciò, che ci ha ormai abituato a grandi ed emozionanti performance, ricche di sfaccettature, in nome di un teatro non di mero intrattenimento né superficiale – quale è quello in cui crede da sempre - ma che inviti a riflettere sulla vita e sul complesso ma sempre affascinante mestiere di essere uomini.
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