Lo studio che viene citato è sempre lo stesso: quello realizzato nel 2008, e pubblicato nel 2010, da un pool di esperti nell’ambito della collaborazione tra Eucentre, l’Osservatorio sismologico dell’Università di Messina, l’Ingv di Roma e l’Eth di Zurigo. Gli autori sono Helen Crowley, Miriam Colombi, Manuel Lopez, Rui Pinho e Maria Serena Teramo. Ci riferiamo alla “Simulazione numerica delle conseguenze di un terremoto a Messina”. Gli studiosi avevano avuto affidato il compito di analizzare gli effetti che oggi produrrebbe in riva allo Stretto uno scenario sismico con caratteristiche simili a quelle del 28 dicembre 1908. Ed è su quelle indicazioni che hanno lavorato, considerando un possibile terremoto di magnitudo 7.1 originato più o meno dalla stessa faglia che corre nelle viscere del nostro mare, per 40 chilometri di lunghezza e 20 di larghezza. È evidente che i dati sui quali è stato basato il “report” sono già vecchi, come quello relativo al censimento della popolazione del 1991.
I risultati dello studio, pur consultabili su internet, sono stati via via, se non occultati, quanto meno “attenuati”, probabilmente per non creare “procurato allarme” tra la popolazione. D’altra parte, è pur vero che le stime sulle conseguenze di un evento catastrofico sono soggette a diverse variabili, ad esempio se il sisma avviene o meno di notte o quale è la profondità dell’epicentro. In ogni caso, un terremoto simile a quello del 1908 potrebbe causare nella nostra città conseguenze devastanti sia in termini di vite umane (tra i dieci e ventimila morti) sia per quel che concerne i danni al patrimonio edilizio (con oltre il 50 per cento delle abitazioni compromesse).
Molto più recente, invece, è lo studio sul quale si è basata l’ultima esercitazione di protezione civile “Messina Risk Sis.Ma 2016”, svoltasi qualche mese fa. In quel caso, è stato previsto un evento di magnitudo Richter 6.3, un po’ più forte di quello avvenuto tra Lazio, Marche e Umbria, con epicentro ubicato quasi al centro della città. Le stime sono state effettuate dal Dipartimento della Protezione civile nazionale nella relazione dell’aprile 2016: tale evento produrrebbe sul territorio comunale poco più di mille morti, oltre tremila feriti, addirittura più di ottantamila senza tetto, tenendo conto che sarebbero 36.194 le abitazioni inagibili e 1.853 quelle crollate. Scenari con i quali, pur con tutti gli scongiuri possibili, bisogna fare i conti, perché sarebbe assurdo non farlo, abitando in una delle zone a più alto rischio sismico del pianeta. Quello che preoccupa oggi non è la capacità di mobilitazione della macchina della protezione civile, più volte testata nel corso degli ultimi anni, ma il fatto che non si sia ancora intervenuto sui casi più eclatanti di edifici (anche pubblici, oltre che privati) considerati maggiormente a rischio sismico. Abbiamo gettato al vento decenni, non si sprechi altro tempo.
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I terremoti più devastanti
Dal 1494 al 1783 e al 1908
La ciclicità degli eventi
Non si possono prevedere i terremoti. Lo sanno tutti, anche se su questo tema non mancano le polemiche tra scienziati. Ci si può basare sulla ciclicità degli eventi per avere un quadro di riferimento che dovrebbe, poi, indurre a intervenire nel più breve tempo possibile per opere di prevenzione e di riduzione del rischio sismico. Dei terremoti a Messina, dei quali si ha notizia, tre sono stati i più devastanti (lasciando stare quelli del periodo anti o subito dopo Cristo).
Sono stati quelli del 1494, del 1783 e del 1908. Tra il primo e il secondo sono passati 289 anni. Tra il secondo e il terzo 125 anni. Dal 1908 a oggi sono trascorsi 108 anni. Questo può non voler dire niente, perché i terremoti più forti possono essere anche su scala millenaria. Lo Stretto potrebbe avere ospitato un evento distruttivo in epoca imprecisata e poi lo stesso terremoto avrebbe colpito nel 1908. In ogni caso, occorre essere sempre preparati a fronteggiare qualsiasi emergenza.
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