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Birrificio Messina,
ora tutt’Italia applaude

Birrificio Messina, ora tutt’Italia applaude

E ora tutta Italia sa di che pasta siamo fatti noi messinesi. Di acqua limpida, malto buono, lievito che fermenta al punto giusto. E quando possiamo, quando ne abbiamo voglia, quando non ci scoraggiamo e non rinunciamo in partenza, quando stringiamo i denti e sappiamo superare ogni ostacolo, ecco, siamo quelli che vanno... a tutta birra.

È stata una bella pagina per la nostra città la trasmissione di ieri di “Estate in diretta” in onda su Raiuno nel primo pomeriggio, in uno dei momenti di maggiore share dell’ammiraglia della televisione pubblica. Protagonisti assoluti i 15 “eroi normali” di una “normale” storia straordinaria, una di quelle storie che quasi sempre pensiamo possano accadere soltanto altrove, e invece è qui che la si sta vivendo, la si sta raccontando e la si “gusterà” sempre più nei prossimi mesi, quando il “miracolo” annunciato si tradurrà in bottiglie confezionate con i tre marchi, “dello Stretto”, “doc” e “15”. È l’impareggiabile Birra peloritana che tornerà a girare in tutto il mondo, come ai tempi gloriosi della Messina che esportava i suoi marchi a livello internazionale, fiera e orgogliosa.

Raiuno, grazie alla trasmissione condotta da Arianna Ciampoli (e al contributo anche di un messinese, Fabio Longo, esperto per la comunicazione e il linguaggio televisivo, nello staff governance della Rai), ha fatto una scelta ammirevole: portare alla ribalta nazionale quella che a prima vista potrebbe sembrare solo una vicenda di periferia. E invece no, la storia dei 15 soci-dipendenti del nuovo Birrificio Messina, in un’Italia che stenta a uscire dalla crisi e che ha assistito, da Sud a Nord, alla drammatica, a volte tragica, chiusura di aziende ed esperienze imprenditoriali, acquista quel significato simbolico giustamente sottolineato dagli ospiti nello studio televisivo di Roma, tra i quali il direttore editoriale della Gazzetta del Sud Lino Morgante. «Questa è la storia di un gruppo di lavoratori che non si sono rassegnati, le multinazionali non hanno legami col territorio, la salvezza dell’Italia passa anche dalle piccole e medie imprese, sono loro il presente e il futuro del Paese».

E nel collegamento con lo stabilimento di Larderia, accanto all’inviata Elena Biggioggero, c’era una “macchia” di colore, i 15 in maglietta arancione, come l’Olanda di Cruiyff. E assieme a loro, uno dei testimonial di Messina per eccellenza, Nino Frassica che, con la consueta ironia ma anche con l’impegno civile che lo contraddistingue, ha voluto mostrare la propria vicinanza a chi, dopo aver sofferto le pene dell’inferno (cassa integrazione, licenziamento, la disperazione di aver visto svanire i sacrifici comuni a intere generazioni di “mastri birrai messinesi”), adesso raccoglie i primi frutti di una sfida coraggiosa, apparentemente folle, ma molto più concreta di tanti grandi investimenti destinati poi al fallimento. Tutti stretti intorno a Mimmo Sorrenti, il presidente, e agli altri soci della cooperativa. E sui social è un fiume di commenti e di consensi. «Complimenti. Speriamo di bere quanto prima la nostra birra: la birra di Messina». «E adesso... a tutta birra». «Gran bella figura davanti all’Italia intera: i valori della dignità, dell’amore per la famiglia, i sacrifici e la coerenza». «Questa è la Messina che mi piace». «Non vedo l’ora di dissetarmi con la vostra, anzi la nostra birra». «Autru che buddaci...». «Siete l’orgoglio siciliano». «Tutti straordinari, anche il grande Nino Frassica». E potremmo continuare a lungo.

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