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Il rischio dissesto minaccia
di nuovo il Comune

Il rischio dissesto minaccia di nuovo il Comune

Torna l’ombra del dissesto sul Comune di Messina. É l’assessore al Bilancio, Luca Eller, rientrato in città dopo il periodo trascorso a casa per problemi personali, a rivelare che tutti i tentativi condotti per tenere in piedi i conti dell’ente rischiano di essere vani. Il Piano di rientro decennale è squilibrato da 50 a 100 milioni di euro, il baratro appare di nuovo vicino. «Le misure adottate potrebbero non essere sufficienti ad evitare il peggio – ha spiegato il componente della giunta comunale in I. Commissione –, non si tratta di allarmismo ma la rappresentazione della realtà».

Dal volto di Eller emerge tutto lo sconforto e l’impotenza per la situazione in cui Palazzo Zanca versa: nemmeno le sue cure, considerate evidentemente le più adatte dal sindaco Renato Accorinti che lo ha scelto, si sarebbero rivelate efficaci. Il perché avrebbe radici profonde: dal 2012 Messina vive in un limbo, anche se già le lettere del 2009 della Corte dei conti costituivano delle avvisaglie. «Quella che ci portiamo dietro è una vera zavorra – ha proseguito Eller Vainicher –, purtroppo questo genere di fenomeni non sono facili da decifrare, come una malattia i cui sintomi si manifestano nel tempo». L’incidenza maggiore in questo quadro sempre più drammatico ce l’hanno le costanti riduzioni di trasferimenti dallo Stato, che hanno di fatto lasciato soli gli enti locali nel garantire l’erogazione dei servizi, in alcuni casi perfino quelli considerati essenziali. Politiche che hanno penalizzato, ovviamente, in quota maggiore i comuni meno virtuosi o con deficit già acclarati, accentuando le crepe esistenti.

Solo chi è riuscito ad anticipare i tagli con strategie e scelte adeguate, rendendosi di fatto autonomo, è uscito immune dalla “carneficina finanziaria” divenuta fenomeno consolidato in tutto il Paese. Che ha coinvolto e sta ancora mettendo sotto scacco molti capoluoghi, rendendo spesso necessaria l’adozione di provvedimenti straordinari. Messina è tra i capofila del gruppo di centri che chiede di spalmare il Piano di riequilibrio su trent’anni invece che su dieci, per ritrovare ossigeno nella gestione delle finanze disponibili. Questa rappresenta una delle speranze, una svolta concreta e non interventi tampone per mettersi alle spalle i debiti: «Ho scritto alla Giunta mettendola al corrente dello stato in cui ci troviamo – ha proseguito Eller –, alla nota è stata allegata una bozza del monitoraggio e delle verifiche effettuate. Entro settembre dobbiamo riuscire a riequilibrare la manovra». Un passaggio legato ad una serie di tanti altri adempimenti propedeutici, a partire dall’approvazione del Consuntivo 2015 e del Previsionale 2016, sui quali potrebbe pesare l’esigenza di far quadrare i calcoli.

Punto di non ritorno raggiunto? «Quando si scala una montagna si trovano sempre dei punti a cui appigliarsi – ha risposto Eller –, li cercheremo». La ricetta prevede la riduzione delle spese eccessive, risparmi dove possibile, creazione di un avanzo, durezza anche verso l’interno. L’assessore non ha più l’entusiasmo iniziale per il contesto in cui si trova ad operare ma non ha intenzione di mollare, tanto da respingere anche le voci di un eventuale addio anticipato all’incarico di cui si è vociferato negli ultimi giorni e che vedrebbe anche un contestuale ritorno in sella del suo predecessore Guido Signorino. Però nessuna sfiducia all’orizzonte e nemmeno dimissioni.

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