Donatella Sindoni resta in consiglio comunale nonostante l'ineleggibilità dichiarata dall’Ufficio legale e legislativo della Regione. L’Aula non ratifica il verdetto arrivato da Palermo e boccia la delibera con un’astensione collettiva (venti voti) che fa rimanere tutto com'è, evitando la decadenza e il conseguente ingresso in aula di Giuppi Sicuracusano del Pd. Una strategia portata avanti prevalentemente dal Centrodestra, in particolare dal capogruppo di Forza Italia, Pippo Trischitta (unico a votare contrario), ma seguita da altri gruppi come Udc e Pdr. Una scelta sostenuta da motivazioni formali e sostanziali, principalmente legate alla mancata possibilità di utilizzo del mezzo della sospensione, ma che ha ovviamente dei forti connotati politici. Non permette infatti al centrosinistra di accrescere la propria presenza a Palazzo Zanca, già rinforzata dall’ingresso (seppur nella forma con caratteri di provvisorietà) di Gaetano Gennaro al posto di Paolo David. Favorevolmente si sono espressi in otto, i quattro dei Cambiamo Messina dal Basso, Fabrizio Sottile di “Siamo Messina” che ha preso una strada diversa rispetto alla sua area di riferimento e i tre del Pd. Proprio dal Partito Democratico è giunta una dura presa di posizione: «La scelta dell’astensione “tecnica” appare decisamente strumentale ad una finalità politica e personale più che alla chiara applicazione di una norma di legge che può non piacere ma deve essere necessariamente applicata, come stabilito dagli organismi regionali che si sono espressi senza tentennamenti a favore della decadenza della Sindoni – hanno dichiarato il commissario Ernesto Carbone e il capigruppo Antonella Russo –. Vedremo se la magistratura, eventualmente adita, darà conferma, come auspicato, della illegittimità dell’odierno voto del Consiglio». Parole cariche di delusione anche quelle di uno dei diretti interessati alla votazione, Giuppi Siracusano: «La maggioranza dei consiglieri ha sancito che si può far parte del civico consesso anche se si è ineleggibili, è prevalsa la miserevole idea secondo cui l’interesse politico può calpestare il diritto e la legalità». Nulla da fare ovviamente nemmeno per il formale primo dei non eletti, Giovanni Cocivera, lo stesso che aveva presentato ricorso appellandosi all’ineleggibilità della Sindoni perché responsabile di un laboratorio di analisi ai tempi delle elezioni: oggi Cocivera si trova ai domiciliari perché coinvolto in un’inchiesta sugli aborti clandestini, ma aveva dato tramite il proprio legale disponibilità a subentrare.
La Sindoni, che non ha partecipato alla votazione, ha invece ringraziato uno per uno i consiglieri che uscivano dall’Aula per averla “salvata”. Durante l’intervento aveva detto di sentirsi vittima di un «disegno ad personam e di comportamenti strumentali», chiedendo ai colleghi di «non farsi intimidire».(ema.rig.)
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