La riunione in Prefettura è stata veloce e anche proficua in merito alla gestione della crisi. Non sono mancate, sebbene sedate per senso istituzionale, alcune scintille tra Amam, Comune e Regione. Era e rimane troppo evidente, alla radice del nuovo caso-acqua che attanaglia Messina, il ritardo accumulato nel cammino verso la normalità che avrebbe dovuto essere velocemente percorso, a partire dalla Regione per il consolidamento della collina, dopo la disastrosa emergenza dell’ottobre-novembre 2015.
Tre-quattro mesi, massimo 5: era il termine indicato per il progetto di sistemazione del versante, nella contrada Piraino di Calatabiano, lì dove la frana aveva tranciato la condotta del Fiumefreddo, e fatto così che la terza città di Sicilia rimanesse a secco per venti giorni. Se davvero 3 o 4 mesi fossero bastati per arrivare all’appalto, e i lavori risultassero già completi – o a buon punto – non sarebbe forse un incubo questa nuova emergenza innescata dall’ennesimo rogo che all’alba di ieri ha liquefatto i tubi “provvisori” poggiati a terra.
Ma torniamo al vertice presieduto ieri dal viceprefetto vicario Maria Antonietta Cerniglia, al quale hanno preso parte i direttori della Protezione civile regionale e provinciale, Calogero Foti e Alfredo Biancuzzo, il sindaco Accorinti, l’assessore comunale alla Protezione civile, Sergio De Cola, e il presidente e il direttore generale facente funzioni dell’Amam, Leonardo Termini e Francesco Cardile.
All’uscita Foti, non si sottrae. Perché il progetto di sistemazione della collina lì dove si deve ripristinare la condotta che serviva Messina, ha già raddoppiato i tempi previsti? (da 4 a 8 mesi?) Perché ci è ridotti a dipendere, d’estate, a un “bypass” esposto ai roghi?
«Il progetto esecutivo di sistemazione del versante – premette Foti – inserito nel Piano interventi ed affidato alla Protezione civile, è stato già trasmesso al Dipartimento nazionale, da dove ci risulta essere stato già visionato dall’ufficio Grandi rischi idrogeologici. A giorni, il capo della Protezione civile nazionale lo firmerà». Già ma perché “8 mesi e 9 giorni”? «Perché dal primo finanziamento di 2 milioni concesso dallo Stato per l’emergenza di ottobre e impiegato su più fronti, a cominciare dai lavori immediati, residuavano somme non sufficienti a coprire il costo del progetto. Abbiamo dovuto attendere che il finanziamento venisse ricomposto, “sganciando”, da altre parti, le somme necessarie». Tutto questo, però, sa di... ordinarietà.
Foti ammette: «Il ritardo finanziario c’è stato, ma non è dipeso dal mio dipartimento». E ora quali scadenze? «A metà agosto la gara sarà aggiudicata e verranno messe in atto tutte le procedure acceleratorie per aprire i cantieri al più presto, già dopo una settimana». Ma, poi, quanto dureranno? «Circa 8 mesi». Messina ascolti bene...
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