«Se avessi saputo che tra tante questioni dovevo rispondere a una raffica di domande, tipo quanto costa esattamente smaltire una tonnellata di spazzatura, avrei portato con me tutti i documenti». Non ci sta il sindaco Accorinti che ha rischiato ieri di non potersi sedere al tavolo dell’audizione perché sprovvisto di giacca e cravatta. Alla fine... giacca blu prestata. Ma ieri, sorrisi a parte, erano in gioco cose drammatiche: non solo quel che parla apertamente di certe cancrene della città – tipo il comandante della Polizia municipale bersagliato coi gavettoni “davanti a 100.000 persone” alla passata Vara, ma anche di allucinanti carenze amministrative che, all’illegalità, forniscono terreno fertilissimo. Perché a Messina nessuno paga la cartellonistica pubblicitaria? O (quasi mai) la vitale “Cosap” dovuta da pizzerie e bar? E perché per anni nessuno ha valutato i dirigenti comunali? E quando finirà l’occupazione abusiva di tanti alloggi pubblici? Il sindaco ci prova: «I dirigenti li abbiamo fatti ruotare subito tre anni fa e adesso ruoteranno di nuovo, l’Oiv (l’organo di valutazione) alla fine lo abbiamo costituito, anche la cartellonistica la faremo pagare molto presto. Ma ridurre a questo la lotta all’illegalità che la nostra Amministrazione ha intrapreso non è giusto». La replica: «Musumeci dice che sono onesto ma inadeguato a governare la “macchina”? Dica ciò che vuole, la verità è che ci hanno lasciato un massacro con una montagna debitoria enorme, con 11 anni di bilanci Atm mai approvati. Noi siamo stati i primi e gli unici a fare le denunce a MessinAmbiente, ci costituiamo parte civile contro la mafia, siamo a fianco dell’antiracket e di Addipizzo, e Don Ciotti ha scelto Messina e non a caso. E tornando ai bilanci, se si consentiranno ai Comuni italiani come Messina di pagare tutti i debiti in 30 anni invece che in 10, assicurando ai cittadini i servizi essenziali, sarà grazie agli emendamenti da noi presentati in Campidoglio, alla riunione Anci». (a.t.)