Senza soprintendente. Senza bilanci (ma forse ancora per poco). Senza uno dei consiglieri d’amministrazione. E forse senza direttore artistico per la musica. Il teatro Vittorio Emanuele vive il momento più difficile della gestione Puglisi, gestione che comunque, va ricordato, ha rimesso in moto un Ente che era clinicamente dichiarato morto. Ma che adesso deve fare i conti con un impasse che rischia di aggravarsi col passare dei giorni. E che all’elenco dei “senza” potrebbe addirittura aggiungere l’intero Cda.
Ma andiamo con ordine e partiamo dall’ultima novità: le dimissioni di Giovanni Renzo da direttore artistico per la musica. La decisione di Renzo è frutto di un burrascoso Cda in cui il musicista è stato duramente sfiduciato da uno dei consiglieri, Laura Pulejo, che ha in particolare puntato il dito sul presunto scarso utilizzo dell’orchestra. Orchestra che, va ricordato anche questo, negli ultimi due anni ha rivisto la luce dopo il periodo più buio della sua storia, in cui il sipario più che calato pareva sigillato. Renzo ha così presentato le sue dimissioni, che però ieri sono state respinte dal Cda “quasi” all’unanimità. Il quasi, ovviamente, è riferito proprio alla Pulejo, l’unica a non votare anche i programmi sia della stagione estiva che della prossima stagione invernale, presentati dallo stesso Renzo (l’altro direttore artistico, Ninni Bruschetta, era fuori città) e che comprendono, tra l’altro, sette spettacoli con l’orchestra del “Vittorio”.
In attesa di capire se Renzo, a questo punto, deciderà di fare un passo indietro, rimane lo stallo più eclatante sul soprintendente. Nemmeno ieri si è riusciti a trovare un accordo ed il “pareggio” sulle due candidature, il messinese Egidio Bernava ed il veneto Angelo Curtolo, rimane invariato. In tre (il presidente Maurizio Puglisi ed i consiglieri Giovanni Giacoppo e Giovanni Moschella) vogliono Curtolo, in tre (il vicepresidente Daniele Macris, Laura Pulejo e Carmelo Altomonte) propendono per Bernava. Da qui la decisione, votata ieri, di delegare la scelta alla Regione. «Mi auguro che l’assessore valuti seriamente i curricula che gli verranno presentati. Se poi vorrà fare una scelta politica, saranno valutazioni dell’assessore stesso», si limita a commentare Puglisi.
Lo stallo è figlio di un elemento di base: la mancata ratifica da parte della Regione della nomina, da parte del sindaco Accorinti, del settimo consigliere, Luciano Fiorino (scelto al posto del dimissionario Totò D’Urso). La motivazione giunta da Palermo: il Cda del Teatro, così come quelli di tutti gli altri enti regionali, deve essere ridotto a tre elementi. Il risultato, però, è che oggi il Cda del Vittorio Emanuele è un “ibrido”: non è a tre, ma non è nemmeno a sette. E con sei consiglieri il rischio è che situazioni di “congelamento” come quella vissuta col soprintendente possano ripetersi. Inoltre: come verrà ridotto il Cda? Un’ipotesi che prende corpo è che la Regione possa commissariarlo in toto, mandando un proprio funzionario a farne le veci nelle more di nuove nomine. Un commissario che, nel frattempo, potrebbe anche nominare il soprintendente che manca. Una situazione di totale incertezza. Che ricomincia a far calare quel sipario che tanto faticosamente era stato rialzato sul teatro Vittorio Emanuele.
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Il nodo bilancio
«Abbiamo consegnato una relazione ai revisori in risposta alle osservazioni e la settimana prossima contiamo di approvare il bilancio». Lo assicura il presidente dell’Ente Puglisi, che spiega: «Abbiamo dovuto praticamente rifare tutto, perché se predisponi un bilancio rispetto ad un programma e quel programma poi salta, è chiaro che salta tutto il bilancio. Ci siamo rimboccati le mani, grazie anche al lavoro degli uffici, e adesso ci siamo quasi». Anche se rimangono dei problemi. Come quelli sollevati nei giorni scorsi proprio dai revisori, secondo i quali, in riferimento ai progetti per la stagione artistica 2015-2016, «da una verifica tecnico-contabile si rileva che sono state assunte obbligazioni per circa 500 mila euro senza procedere ad impegni di spesa così come prescrive la normativa». Una procedura definita «irrituale e non rispettosa dei principi di contabilità». Motivo per cui il verbale è stato inviato alla Procura della Corte dei Conti.
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