Quattro ergastoli confermati, più qualche "aggiustamento" per la sentenza d'appello che pochi minuti fa è stata letta a Palazzo Piacentini dal presidente della Corte d'assise d'appello Maria Pina Lazzara per l'operazione antimafia "Gotha-Pozzo 2". Tredici gli imputati tra capi, gregari e fiancheggiatori della cupola mafiosa barcellonese. E' la prima fondamentale operazione antimafia degli ultimi anni che ha scardinato le sicurezze mafiose di Cosa Nostra del Longano nel 2011. Un processo che ha “tenuto” anche in secondo grado. Confermato il carcere a vita per Salvatore Calcò Labruzzo, Enrico Fumia, Carmelo Giambò e Nicola Munafò.
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Riduzioni di pena per il boss Tindaro Calabrese, per il pentito Carmelo Bisognano, per Mariano Foti e Giuseppe Isgrò. Assolto da tutte le accuse l'imprenditore Salvatore Puglisi. Conferma integrale della sentenza di primo grado per Nicola Cannone, Dajcaj Zamir, Angelo Porcino, per il pentito Santo Gullo. Contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, omicidio, estorsioni, porto e detenzione abusiva di armi, intestazione fittizia di beni e altri delitti, con l'aggravante delle finalità mafiose.
Il processo riguardava anche i fatti del cimitero della famiglia mafiosa barcellonese, con i cadaveri che dopo le clamorose rivelazioni dell’ex capo dei Mazzarroti Carmelo Bisognano, vennero ritrovati dal Ros e dalla Dia nel 2011 dopo mesi di ricerche e scavi nel cosiddetto “triangolo della morte” nelle aree di Basicò, Tripi e Mazzarrà Sant’Andrea, setacciando giorno e notte ogni angolo di terra lungo il greto del torrente Mazzarrà. Tra le tante carte dell’inchiesta ci sono infatti quelle su cinque esecuzioni mafiose, casi di lupara bianca che costarono la vita a Antonino Ballarino (è accusato Carmelo Giambò), Sebastiano Lupica (è accusato Salvatore Calcò Labruzzo), Carmelo Barberi Triscari (è accusato Salvatore Calcò Labruzzo), Salvatore Munafò (è accusato Enrico Fumia), Natalino Perdichizzi (sono accusati Nicola Munafò e Enrico Fumia).