Escono dal carcere i due medici fermati l’11 maggio scorso e poi arrestati con l’accusa di praticare aborti clandestini dopo l’inchiesta della Procura e della polizia stradale. Si tratta di indagini avviate nel 2014 dalla Polstrada e dalla Mobile, coordinate dal procuratore aggiunto Giovannella Scaminaci e dal sostituto Marco Accolla. Ieri il tribunale del Riesame presieduto dal giudice Antonio Genovese ha concesso ad entrambi gli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, con una serie di restrizioni.
Tornano a casa quindi Giuseppe Luppino, primario anestesista, in servizio alla Rianimazione dell’Azienda Papardo-Piemonte, e il ginecologo Giovanni Cocivera, in servizio presso il reparto di Ginecologia dell’ospedale “Papardo”.
Non essendo stata depositata la motivazione della scarcerazione ma soltanto il dispositivo, ovvero le poche righe con cui si decide la modifica, bisognerà attendere per capire su quali basi i giudici hanno ragionato, se cioé hanno valutato solo un’attenuazione delle esigenze cautelari legata al tempo trascorso dal provvedimento di fermo, è passato un mese, oppure hanno ritenuto sussistente una diversa prospettazione del quadro probatorio, o in ultima analisi una diversa qualificazione giuridica dei reati contestati dalla Procura.
Cocivera e Luppino sono accusati di aver fatto abortire, in violazione della normativa vigente, nello studio privato del primo – una struttura priva dei prescritti requisiti igienico-sanitari e ostetrico-ginecologici – in cambio di denaro.
Rispetto alle accuse iniziali era per esempio “caduta” secondo il gip una delle tre ipotesi di reato, ovvero l’illecita interruzione di gravidanza prevista dalla legge 194 del 1978, mentre sempre secondo il gip erano rimasti in piedi peculato e la concussione. Adesso il quadro potrebbe essere ulteriormente mutato.
Adesso si prospettano quindi le nuove “mosse” del collegio di difesa, che è composto dagli avvocati Nicola Giacobbe, Carlo Autru Ryolo, Alberto Gullino e Chiara Sterrantino. (n.a.)