Dopo la gran mole di atti che la Procura ha depositato all’udienza scorsa, si tratta di ben dodici faldoni, ieri la “risposta” dei difensori, con una lunga lista di richieste ex art. 507 c.p.p., ovvero l’ammissione di nuove “prove” a conclusione del dibattimento. Già, perché siamo ormai all’ultimo atto per il processo “Corsi d’oro 2” sulla formazione professionale, che vede tra gli imputati eccellenti i parlamentari di FI Francantonio Genovese e Franco Rinaldi. Un processo che oggettivamente è stato gestito con molta rapidità in questi mesi dalla prima sezione penale presieduta dal giudice Silvana Grasso. Probabilmente già dopo l’estate, se non addirittura prima, si arriverà alla sentenza. C’è già un calendario fissato e concordato che si spinge fino al mese di luglio, ma intanto alla prossima udienza, che si terrà il 15 giugno, ci sarà un’ordinanza fondamentale del tribunale sull’ammissione dei nuovi mezzi di prova, su cui ieri i giudici si sono riservati.
Le posizioni di accusa e difensori sono ovviamente molto distanti. Il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e il sostituto Fabrizio Monaco hanno prodotto tutta una serie di atti che parlano del reticolo dei vari enti di formazione e società collegate e che si riferiscono, per supportarle ulteriormente rispetto al quadro iniziale, alle testimonianze degli investigatori sentiti nel corso del dibattimento tra Squadra mobile, Sezione di Pg della polizia e Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. Ci sono quindi “nuove carte”, ma ancora non c’è una nuova serie di testi “inediti” dell’accusa per la stretta finale, serie che forse arriverà a breve.
In ogni caso quasi tutti i difensori ieri hanno depositato una lunga, molto lunga, serie di atti e richieste di nuove testimonianze, cui la Procura si è opposta con decisione. E dal canto loro parecchi avvocati hanno sottolineato che secondo loro molta della nuova produzione documentale dei pm non attiene affatto alle testimonianze degli investigatori sentiti in aula, ma per così dire deborderebbe dal “tema centrale” del processo legato strettamente alle imputazioni.
Vedremo in ogni caso giorno 15 giugno quale sarà il nuovo quadro probatorio finale, prima della sentenza, deciso dal tribunale. Molto spesso, da questa ultima coda giudiziaria, nasce un vero e proprio “nuovo processo”.
Ecco qualche esempio di richieste difensive per farsi un’idea su cosa succederà. I difensori dell’ex assessore comunale e patron dell’Ancol Melino Capone, gli avvocati Alberto Gullino e Marcello Scurria, «essendo emerse tesi scientifiche assolutamente contrastanti tra i periti del Pm e quelli degli imputati, ha richiesto al Tribunale, peritus peritorum, l’esame incrociato degli esperti affinché chiariscano le ricostruzioni tecniche sulla base di criteri e metodie probanti». «Soltanto attraverso l’esame incrociato degli esperti, infatti – spiegano gli avvocati Gullino e Scurria –, il Tribunale potrà verificare e vagliare, applicando la regola del ragionevole dubbio, la validità scientifica della tesi del perito del Pm, ancora non acquisita al patrimonio della comunità scientifica».
C’è poi la lista di nuove prove depositata da uno dei difensori di Genovese e Rinaldi, l’avvocato Nino Favazzo, che riguarda parecchi aspetti e promette “scintille”, se accolta. Basti pensare che «con riferimento al tema del dimensionamento scolastico, introdotto dal dott. Anzalone e dott. Albert, chiedo vengano sentiti – scrive l’avvocato Favazzo –, quali testi, gli on.li Laccoto Giuseppe e Lumia Giuseppe, il sen. Papania Antonio e la dott. Anna Buttafuoco, in servizio presso la Regione Siciliana». Non basta, c’è perfino una suora, perché «... con riferimento al tema introdotto dal teste dott. Ettaro, nel corso del suo esame del 22 maggio 2015, circa un presunto interessamento di Rinaldi Francesco nell’interesse delle sorelle Schirò, chiedo vengano sentiti, quali testi, il dott. Carmelo Ricciardo, in servizio presso la Regione Siciliana e suor Giuseppina Vinci, domiciliata presso l’istituto “Spirito Santo” di Messina».
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