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Gaspare, il Diabolik delle imbucate

Gaspare, il Diabolik delle imbucate

La celebre frase “s’infunau”, ormai anche un “marchio” di fabbrica, sbarca a San Siro, addirittura nella finale di Champions League tra Real Madrid e Atletico Madrid. È l’ultima “impresa” di Gaspare Galasso, sempre più “Re delle imbucate”, che non poteva perdersi uno degli appuntamenti più importanti in ambito calcistico. Così, sabato sera, Gaspare raggiunge lo stadio “Giuseppe Meazza” e come ogni grande evento che si rispetti, è vestito di tutto punto: abito scuro e scarpe eleganti, insomma un’autorità tra le autorità. Per darsi un tono maggiore, ha una spilla di “Euro 2016”sulla giacca e un portatessere contenente un cartellino di maniera. Si accomoda, ovviamente in Tribuna vip, dopo essersi preso gioco di una “maschera” che gli chiedeva di esibire il biglietto: «Proprio a me? Questo è il colmo», dice Gaspare tra il serio e il faceto, riprendendosi con il telefonino. Il “Re delle imbucate”, messinese purosangue – abita a Paradiso –, con un lungo curriculum di “sortite” negli stadi italiani e in occasione dei match di cartello, è nella “Scala del calcio”. Mette la prima “firma” subito dopo l’inno cantato da Andrea Bocelli: gli chiede una foto ricordo e se la fa scattare con un cellulare da una terza persona. Ma il bello deve ancora venire. Galasso si gode le emozioni del derby di Madrid e ha già in mente il siparietto finale. Mentre è in corso l’emozionante quanto drammatica lotteria dei rigori, si avvicina al rettangolo di gioco. E successivamente alla rete di Cristiano Ronaldo, che consente ai “Blancos” di trionfare sui cugini, comincia a pregustare l’emozione di diventare, anche lui, un protagonista. Giunge il momento più atteso: la premiazione. Gasparino Galasso è lì, accanto ai giocatori del Real che alzano la coppa dalla grandi orecchie. Poi chiama Sergio Ramos. Si fanno un “selfie”, con una maglia che reca la scritta “s’infunau”. Se non è questo un “blinko blanko”?

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