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La versione di David:
«Facevo solo politica»

La versione di David: «Facevo solo politica»

Un faccia a faccia durato circa tre ore, in cui Paolo David ha deciso di non rimanere in silenzio. Il consigliere comunale ex Pd, oggi di Forza Italia, che secondo gli inquirenti «ha assunto un ruolo di vertice nel sistema» di corruzione elettorale emerso dall’operazione Matassa, ponendosi «quale collettore di voti in cambio di denaro o altre utilità», è stato interrogato ieri dal Gip Maria Teresa Arena, presenti sia i pubblici ministeri Liliana Todaro e Maria Pellegrino che i suoi avvocati difensori di fiducia, Nino Favazzo ed Emilio Fragale. David ha parlato a lungo, rispondendo alle numerose domande che gli sono state poste dal giudice e dai pm. Ha detto la sua sulla natura e la ragione dei rapporti con i suoi coindagati, che nello specifico sono Angelo e Giuseppe Pernicone, Baldassarre Giunti, Giuseppe e Cristina Picarella, Stefano Genovese, Michelangelo La Malfa e Adelfio Perticari. David ha voluto chiarire il senso delle telefonate contestategli riportando fatti e circostanze oggetto di indagine, specificano i suoi legali, «all'interno del contesto, squisitamente politico, che gli è proprio». Un concetto che potrebbe tradursi così: la mafia non c’entra, era solo politica. Gli avvocati Favazzo e Fragale spiegano che valuteranno «nei prossimi giorni, una volta conclusa la tornata degli interrogatori, se avanzare istanza di scarcerazione o di attenuazione della misura al Gip o se ricorrere direttamente al Tribunale del Riesame».

Nell’ordinanza del Gip che ha portato all’arresto di David, si legge che quest’ultimo «si è avvalso della stabile collaborazione di una serie di personaggi che si sono messi a disposizione al fine di procurare un cospicuo numero di voti ed in favore dei quali si è speso, anche grazie ai rapporti, alle conoscenze di cui vanta, al fine di garantire contropartite immediate e dirette». I metodi non si limitavano alle “famose” buste della spesa o ai pacchi di pasta. Ci sono anche le assunzioni in clinica garantite da Giuseppe Picarella. «È certo – si legge – che l’on. Genovese ha messo in contatto Picarella (che all’interno del sodalizio garantisce l’assunzione degli elettori di Genovese, Rinaldi e David presso le strutture sanitarie di cui è titolare) con il funzionario regionale M.F., in servizio presso l’assessorato alla Salute». Il 29 novembre 2012 è proprio David ad accompagnare Picarella a Palermo e il medico, al suo ritorno, «si presentava presso la segreteria politica dell’on. Genovese per informarlo circa l’esito dell’incontro e ringraziarlo per il suo interessamento».

Poi ci sono gli incontri elettorali. Il 27 settembre 2012 ce n’è uno nel giardino del santuario di Montalto per sostenere la candidatura di Rinaldi alle Regionali, a cui «prendevano parte Pernicone Angelo e Giuseppe». E nei giorni seguenti «David contattava Angelo Pernicone e lo invitava alla segreteria politica di Genovese e Rinaldi in vista di una cena elettorale presso il ritrovo Moschella». Un servizio di osservazione predisposto nei pressi del ritrovo di Giampilieri, il 16 ottobre, verificava che in effetti «alle 20.35 giungeva l’on. Genovese il quale poco dopo contattava Angelo Pernicone, esortandolo a raggiungerlo al locale perché, di lì a breve, sarebbe dovuto andare via».

E due giorni dopo, il 18 ottobre, David contattava Angelo Pernicone, ritenuto nella stessa ordinanza «legato alle consorterie mafiose cittadine», sollecitandolo «su richiesta dell’on. Genovese a recarsi il giorno dopo a piazza Duomo dove era previsto il comizio del candidato alla presidenza regionale Rosario Crocetta, in quanto quest’ultimo intendeva parlargli (David: “Angioletto, mi diceva Francantonio domani sera alle otto e mezza al Duomo perché c’è Crocetta che ti vuole parlare”)». Anche qui «il servizio di osservazione registrava l’incontro tra Pernicone e Genovese».(seb.casp.)

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