Il baratro è sempre più profondo di quello che s’immagina. E la città della “Matassa” torna a interrogarsi su passato, presente e futuro, senza avere al momento alcuna risposta in mano. È come un gruppo di speleologi che pensa di aver trovato la via della luce mentre tutto, fuori, sta franando.
Era dedicata alle questioni del bilancio comunale la puntata di ieri sera di “Punto Franco”, la trasmissione di approfondimento condotta da Domenico Bertè su Rtp, ma poi il tema dominante non poteva non diventare un dibattito a 360 gradi sulle prospettive della città, dell’amministrazione e del consiglio comunale dopo il “terremoto”, giudiziario e anche politico, provocato dall’inchiesta che ha portato in carcere, tra gli altri, il consigliere comunale Paolo David. Ospiti in studio, con il giornalista della Gazzetta del Sud Sebastiano Caspanello, l’assessore al Bilancio Luca Eller Vainicher, le consigliere Nina Lo Presti e Antonella Russo, il commissario di MessinAmbiente Calabrò e il sindacalista della Cisl Calogero Emanuele.
«Una città deve trovare gli strumenti giusti per lottare contro i fenomeni criminali – afferma Eller Vainicher –. Bisogna combattere la lentezza che fa diventare il diritto un favore, un retroterra culturale, ritardi da colmare, si devono velocizzare le procedure, assicurare la tracciabilità dei pagamenti, rendere tutto più semplice. Una buona amministrazione può togliere acqua alle mafie. Condivido le riflessioni anche critiche delle consigliere ma conviene oggi sciogliere tutto, vanificare gli sforzi fatti da un’amministrazione retta da una persona per bene come Accorinti? Quello attuale è un momento drammatico ma anche gravido di conseguenze che possono essere decisive per il futuro. Messina può restare fuori dai giochi? Fuori dal Masterplan, dalle risorse destinate al Meridione? La giunta si pone interrogativi, l’approccio è concreto, facciamo atti amministrativi, proposte, regolamenti, bilanci che consentano alla città di rilanciarsi. Una ripresa economica, nuove infrastrutture. Se il porcaio c’è, dobbiamo rimuoverlo, ma non possiamo mollare proprio oggi. Non vorrei che le chiavi della città vengano riconsegnate proprio a chi l’ha ridotta in questo stato».
Nina Lo Presti non si dice sorpresa degli effetti dell’ennesima inchiesta giudiziaria: «La nostra economia non produce ricchezza, sapevamo e sappiamo dell’esistenza di queste pratiche, delle derrate alimentari che arrivano nei periodi elettorali se ne sentiva parlare, che esistesse questo sistema non è certo una sorpresa. E ciò accade perché i territori sono tenuti sott’acqua, ed è da qui che bisogna ripartire. Quando dicevamo che il Piano di riequilibrio dovesse essere un nuovo punto di partenza, pensavamo proprio a un ripensamento dello sviluppo e dell’economia della nostra comunità. Ben vengano operazioni di “pulizia” del territorio ma il sistema è pronto sempre a rigenerarsi. Quando abbiamo vinto le elezioni a Palazzo Zanca, da vincitori con le mani nude contro le portaerei, per utilizzare un termine accorintiano, è stato perchè una parte della città aveva scelto di rompere con il passato. Oggi viene delegittimato non solo il consiglio ma l’intera città, ci sono spezzoni di ogni ambiente e istituzione a essere coinvolti. Sto valutando seriamente, assieme al collega Gino Sturniolo, di dimettermi, non perché ci sentiamo delegittimati, ma perché ci siamo schifati di tutta questa situazione, di non poter dare risposte, di non poter incidere».
L’attuale capogruppo del Pd Antonella Russo manifesta «il senso di smarrimento, non solo personale ma dell’intera città, davanti a un sistema come quello emerso dall’inchiesta. Quando si creano sacche di povertà, una netta differenziazione di stili di vita tra quartieri, quando l’esercizio del voto non è più libero, quando non funziona più l’apparato amministrativo di una città, è evidente che il diritto diventa favore e il voto una merce di scambio. Dal diritto al bisogno alla cortesia, lì subentra il vincolo. Ma non vorrei che si generalizzasse, non vorrei che i cittadini pensassero che tutti i sistemi di raccolta dei voti siano gli stessi. La campagna elettorale del 2013 aveva portato una fortissima richiesta di cambiamento trasversale, in tutti gli schieramenti. Renato Accorinti è una persona per bene, ma non l’unica a Palazzo Zanca. Tutto quello che ha detto Luca Eller Vainicher è giusto, è anche però un atto d’accusa nei confronti della giunta Accorinti. Di chi sono state le responsabilità della mancata approvazione del bilancio? La questione morale è anche legata alla cattiva amministrazione e non possiamo dire che finora Accorinti ha bene amministrato la città».
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