«Il quadro prospettato tende a delineare gruppi criminali con notevole disponibilità finanziaria rispetto alla quale non sono ravvisabili fonti lecite di guadagno e con una straordinaria capacità di infiltrarsi nelle attività economiche lecite della città e di creare cointeressenze con la politica».
È questa la definizione forse più pregnante dell’ordinanza di custodia cautelare per “l’aggiornamento mafioso” che l’operazione Matassa ha apportato alle conoscenze investigative, oggettivamente parecchio datate prima di oggi, della geografia dei clan cittadini. O meglio di quello che rimane sparso in città all’indomani delle grandi operazioni antimafia degli anni ’90 e 2000. I nomi che ricorrono anche nella “Matassa” in realtà sono praticamente gli stessi di quegli anni, soprattutto tra gli esponenti che hanno finito di scontare le condanne definitive e sono riusciti “al largo” tornando a fare quello che sanno fare da sempre, ovvero le sanguisughe. L’indagine dei sostituti della Dda Liliana Todaro e Maria Pellegrino, e della Squadra mobile di Messina, ha delineato, e aggiornato, anche le commistioni mafia-politica degli anni 2000, probabilmente nelle dichiarazioni dei più recenti collaboratori di giustizia messinesi c’è dell’altro che è ancora “coperto” e che sarà reso “fruibile” in futuro.
Tornando ai tempi tecnici dell’inchiesta, adesso il prossimo passaggio è dedicato agli interrogatori di garanzia davanti al gip Maria Teresa Arena, che sono iniziati ieri e proseguiranno anche oggi, per chiudere il cerchio con tutti gli indagati che si trovano in carcere. Proprio stamane, per esempio, è fissato il faccia a faccia con il consigliere comunale di FI Paolo David, arrestato tra l’altro con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Lunedì invece saranno sentiti dal gip Arena tutti gli indagati che si trovano agli arresti domiciliari, e infine martedì mattina è fissato l’interrogatorio dell’ex consigliere comunale del Pdl Giuseppe Capurro, che deve rispondere di concorso esterno all’associazione mafiosa di Camaro capeggiata dal boss Carmelo Ventura.
La geografia dei clan
In questa operazione sono confluite le dichiarazioni inedite di una serie di collaboratori di giustizia che hanno delineato i nuovi assetti mafiosi della città negli ultimi anni. Non è cambiato molto rispetto alle vecchie divisioni, con Giostra in mano a Giuseppe “Puccio” Gatto al “41 bis” e alcuni luogotenenti fuori a rappresentare il capo; con Camaro di nuovo in mano a Ventura, che all’epoca del clan Leo “veniva subito dopo il capo” ed era “alla pari” con Giorgio Mancuso, e con il ruolo di cerniera operativa esercitato di Lorenzo Guarnera; con S. Lucia sopra Contese in mano ai due luogotenenti di Giacomo Spartà, il boss da tempo al “41 bis”, ovvero Gaetano Nostro e Raimondo Messina.
Scrive per esempio il gip Arena nella sua ordinanza di custodia parlando di quest’ultimo gruppo: «Spartà Giacomo è stato capo “storico” di un sodalizio mafioso radicato a S. Lucia sopra Contesse, dedito alle estorsioni, allo spaccio di droga e che diversifica i suoi interessi nel controllo e nella acquisizione di attività economiche, appalti e servizi... Le dichiarazioni dei collaboratori, in uno all’attività captativa svolta ed ai servizi di osservazione convincono della permanenza e della piena operatività del sodalizio mafioso operante nella zona di S. Lucia sopra Contesse, radicata sul territorio da tempo immemore e che, dopo la sottoposizione di Spartà Giacomo al regime del c.d. carcere duro, ha visto Nostro Gaetano e Messina Raimondo, storici affiliati del clan, acquisire sempre maggior prestigio al punto da ricoprire posizioni verticistiche. Il gruppo criminale si è dedicato oltre che ai “tradizionali” ambiti di operatività della droga e delle estorsioni ai danni di imprenditori edili e commerciali, all’acquisizione di attività da cui ricavano significativi vantaggi economici e non, fatto questo che denota la capacità di penetrazione del clan sul territorio di riferimento. Il sodalizio si è tra l’altro dedicato alla gestione dei servizi di sicurezza all’interno degli stadi durante i concerti estivi nonché degli incontri di calcio».
Ma non si è trattato di un clan isolato: «Come si è avuto modo di spiegare parlando del clan di Camaro, il sodalizio di S. Lucia sopra Contesse si relaziona con altre consorterie in una logica spartitoria funzionale a mantenere una pax mafiosa». (n.a.)
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La nota dei legali
«Capurro chiarirà tutto»
Dagli avvocati Daniela Agnello e Nino Cacia riceviamo e pubblichiamo: «Nell’interesse del mio assistito Giuseppe Capurro, raggiunto il 12 maggio u.s. dall’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito del procedimento denominato Operazione Matassa, rappresento che lo stesso - certamente amareggiato dalle pubblicazioni di stralci dell’ordinanza custodiale ma rispettoso del ruolo dei giornalisti -, è con fermezza intenzionato ad illustrare al Gip (innanzi a cui nella giornata di martedì 17 maggio p.v., renderà interrogatorio di garanzia) la trasparenza del proprio operato nonché a documentare la penale irrilevanza delle proprie condotte.
«Nell'attesa dell’interrogario di garanzia, si auspica una maggiore sobrietà giornalistica, non foss’altro per la ragione che la pubblicazione parziale di stralci dell’ordinanza, ad avviso dello scrivente, non garantisce la completezza della informazione».
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