Un tempo era la mafia tradizionale, quella agricola, dei latifondisti e
dei caporali che curavano i loro interessi. Oggi ha assunto connotazioni differenti è la mafia delle grandi imprese agricole, degli allevamenti, dei terreni che finiscono per alimentare il grande business dell'eolico o delle discariche. E l'agro mafia presente in provincia di Messina soprattutto sui Nebrodi che incassa un altro duro colpo.
Il Tar di Catania ha confermato i provvedimenti interdittivi e la revoca dei terreni a quelle aziende per le quali la magistratura ha accertato contiguità con le famiglie mafiose. Un passaggio importante che scaturisce dalla firma del protocollo di legalità sottoscritto lo scorso anno dal presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci e dal prefetto di Messina, Stefano Trotta. - Un documento finalizzato alla prevenzione ed alla lotta dei tentativi di infiltrazione mafiosa nel territorio dei Nebrodi
grazie alla sinergia tra la Prefettura, la Regione, l’Ente Parco dei Nebrodi con tutti i Comuni ricadenti all’interno dell’area protetta. Un sistema che punta ad evitare che imprenditori vicino a Cosa Nostra possano ottenere contributi dell'Unione europea come troppe volte accaduto. Una torta da circa tre miliardi di euro che ha già scatenato gli appetiti dei clan mafiosi siciliani e della nostra provincia
Gli stessi imprenditori, attraverso i loro legali, avevano avanzato ricorso contro il provvedimento chiedendo la sospensiva che ora il Tar ha rigettato. L'appuntamento ora è rinviato all'udienza di merito quando si dovrà decidere il destino di enormi porzioni di terreno che nelle intenzioni dell'ente parco dei Nebrodi devono essere sottratti al controllo della mafia ed assegnati ai giovani che, grazie ai contributi europei, possono costruire il loro futuro di onesti cittadini.
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