Con la Tari viene finanziato per intero il costo della macchina dei rifiuti. Il piano finanziario somma un totale di 44 milioni 879 mila 999 euro, cifra a cui si arriva calcolando i 33,3 milioni del servizi di spazzamento, raccolta differenziata e trasporto, nonché trattamento e conferimento dei rifiuti solidi urbani o assimilati, in altri termini Messinambiente; i 9,6 milioni per il servizio in discarica controllata degli stessi rifiuti e 1 milione 968 mila euro per il servizio di pulizia e manutenzione delle aree a verde e i costi di struttura dell’Ato3. Con la delibera approvata ieri si dà il via libera ad una serie di spese: i 962 mila euro per la gestione post-operativa delle discariche dismesse, 1,3 milioni per i lavori alla ex discarica di Portella Arena, i 10,7 milioni necessari a coprire i servizi di Messinambiente in regime di ordinanza sindacale fino al 30 giugno, e altre voci.
In particolare è interessante guardare da vicino l’analisi dei costi di gestione di Messinambiente, che “pesano” per 31,8 milioni di euro, la gran parte dei quali se ne vanno, come del resto hanno più volte denunciato gli ultimi due commissari liquidatori dell’azienda, Alessio Ciacci prima e l’attuale Giovanni Calabrò poi, per il personale. Ben 22,1 milioni di euro il costo del personale di Messinambiente, a cui si sommano poi i 5,4 milioni del costo degli automezzi, i 335 mila euro del costo delle attrezzature, e poi 1,3 milioni di spese generali e 2,9 milioni di Iva al 10%. Ancora pochi i ricavi dalla raccolta differenziata (quasi 338 mila euro), ma è chiaro che è questa, al momento, l’unica voce su cui poter puntare per incrementare i risparmi e diminuire le spese che poi, proprio attraverso la Tari, finiscono per incidere sulle tasche di tutti i cittadini.
In realtà il “monte” da coprire con la Tari è minore, rispetto al costo totale. La cifra esatta, infatti, come risulta dal prospetto predisposto dal dirigente all’Ambiente Domenico Signorelli, è di 44,1 milioni di euro, che per il 70% pesa sulle utenze domestiche ed il 30% su quelle non domestiche.
Lo strumento di base su cui si fonda tutto è il Piano Aro varato dalla Giunta in attesa che alla Regione si sblocchi l’estenuante vicenda – tipica delle lungaggini palermitane – delle Srr, una riforma del sistema rifiuti in Sicilia mai decollata e che non convince ancor prima di partire. Proprio rispetto al Piano Aro approvato dalla Regione i revisori dei conti hanno riscontrato una discrasia di poco più di 200 mila euro, in particolare in relazione all’annualità 2016 prevista da quel Piano e che non coincide col piano finanziario portato ieri in Consiglio.(seb.casp.)
Caricamento commenti
Commenta la notizia