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La guerra dei conti
sulla barca che affonda

La guerra dei conti sulla barca che affonda

Quando si va in cortocircuito, le lampadine si fulminano. E cala il buio. È un sabato surreale quello che trascorre a Palazzo Zanca. Il Titanic, o meglio la “feluca”, sta per sbattere contro l’iceberg, il baratro è a un passo, tutti lo sanno, ma sembra che nessuno faccia nulla per evitare il disastro.

La stesura di un bilancio di previsione è diventata “mission impossible”, la più vana delle fatiche di Ercole. È incredibile come un Ente locale si sia potuto avvitare attorno allo strumento di pianificazione finanziaria di un anno, il 2015, destinato a passare nella storia recente di Messina come l’annus horribilis del Comune. Un anno – ma ormai i mesi sono molto più di 12 – dove si è stati costretti ad agire “in dodicesimi”, in teoria dovendo limitare tutto alle spese urgenti e indifferibili. È un’eventualità che dovrebbe essere limitata nel tempo, e invece si è prolungata “sine die”, come se fosse già stato dichiarato il “default”.

Sospesi in una paludosa terra di mezzo, senza poter liberarsi dal pesantissimo fardello dei debiti pregressi e senza poter accedere alle risorse che lo Stato destina ai Comuni che presentano nei termini di legge i bilanci di previsione, si è lasciato passare tempo preziosissimo, accorgendosi solo ora di essere nel bel mezzo delle sabbie mobili.

Il sindaco Accorinti ha deciso di convocare (per stamane alle 10,30) una conferenza stampa, dopo aver presieduto per lunghe ore fino a tarda sera una sorta di “gabinetto di guerra”, presenti l’assessore al Bilancio Luca Eller Vainicher e il direttore-segretario generale Antonio Le Donne. Giocando con le parole, si può dire sia giunta l’ora della resa... dei conti: l’amministrazione contro il Collegio dei revisori presieduto dal dott. Dario Zaccone.

Accorinti non ha voluto anticipare i temi ma ha definito l’incontro con i giornalisti «un’operazione verità necessaria da compiere in un momento così delicato per il Comune e per la città». Il sindaco ribadisce: «Chiedo scusa ai messinesi per i ritardi accumulati, ma non intendiamo in alcun modo assumere sulle nostre spalle anche le responsabilità che non sono nostre. Noi abbiamo fatto tutto quello che era ed è nelle competenze di una giunta, se per dei cavilli si intende ora affossare un’intera città, noi non lo possiamo accettare. Questo non vuol dire che vogliamo fare la guerra a qualcuno, siamo certi che alla fine prevarrà il senso di responsabilità da parte di tutti e che riusciremo a superare l’impasse, accedendo alle risorse che ci consentiranno di pagare regolarmente gli stipendi e di non interrompere alcun servizio utile alla collettività».

In questo tortuoso cammino non si può dire esista una sola verità. E dunque non è facile compiere l’operazione preannunziata da Accorinti. L’ammissione dei ritardi era ed è inevitabile. Se poi la giunta dimostra che non vi è una preminente responsabilità della parte politica, ma che le colpe devono essere addossate ai tecnici (e dunque alla dirigenza, agli uffici della Ragioneria generale, al Collegio dei revisori dei conti), allora bisognerà anche dare altre risposte. Il funzionamento della macchina amministrativa ricade sul direttore-segretario generale Antonio Le Donne, il far quadrare i conti è compito del ragioniere generale Antonino Cama: occorre capire quali siano state e quali siano le loro responsabilità dal momento in cui è apparso chiaro che il bilancio di previsione 2015 stava slittando, di mese in mese, in modo sempre più “pericoloso”. E bisogna accertare le responsabilità anche di tutti i dirigenti dei vari Dipartimenti comunali. Se non lo si è fatto finora, o se lo si è fatto e non sono emerse situazioni eclatanti, allora le responsabilità tornano in capo al potere politico, perché alla fine sono gli amministratori che governano Palazzo Zanca.

Colui che nei giorni scorsi non ha negato la possibilità concreta della dichiarazione di dissesto, oggi sembra essere il più ottimista, comunque l’unico che esprime la fondata convinzione di poter ancora salvare il Comune dal fallimento. Ci riferiamo all’assessore Luca Eller Vainicher, il quale anche ieri, nell’esaminare da cima a fondo l’intero Previsionale, si è detto certo che nei prossimi giorni il bilancio possa essere discusso e votato in tempi rapidissimi dal consiglio comunale.

Ma lo si potrà fare entro il 30 aprile, il giorno entro il quale i Comuni devono inviare al Ministero copie dei loro bilanci di previsione (dell’anno in corso, non di quello passato!)? E se non si rispetta tale scadenza, si potrà sperare di accedere egualmente a quel “tesoretto” – settanta milioni di euro – che lo Stato elargisce agli enti locali, oggi vitale boccata d’ossigeno per Palazzo Zanca, nelle cui casse non è rimasto più neppure un euro? E ancora: ma quale è stato e quale è il ruolo del commissario ad acta che era stato spedito in riva allo Stretto dal Governo regionale con un unico compito: procedere all’approvazione del bilancio di previsione e del conto consuntivo 2015? A questi interrogativi, e a tanti altri, finora non è stata data alcuna risposta convincente.

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