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Villa Dante, un’arena da mettere in sicurezza

Villa Dante, un’arena da mettere in sicurezza

L’arena di Villa Dante, da sempre croce cittadina, mai delizia, torna prepotentemente sotto i riflettori. Da un lato quelli della politica e della burocrazia comunale, che alcuni giorni fa ha dovuto o ha preferito per prudenza negare l’autorizzazione all’uso dell’arena a due associazioni che l’avevano richiesta per svolgervi altrettante manifestazioni. Dall’altro, c’è la vita. Quella che si svolge ogni giorno alla luce sfavillante del mattino e a quella soffusa del tramonto, e registra cambiamenti assai rilevanti e perfino epocali, con la politica e la burocrazia che non si accorgono di quel che accade o magari, pur informate, rimangono nel mondo delle competenze burocratiche. Fatto sta che nell’arena si sta svolgendo un appassionante torneo di calcetto cui partecipano ben 9 squadre di ragazzi migranti africani di varia età (da 16 sino a 20-22): un torneo che dà loro un po’ di divertimento e spensieratezza, con i giovani più o meno distinti per Stati di provenienza, organizzato da un messinese. Il torneo, prima si svolgeva in campetti privati da dove poi si è trasferito nella villa comunale. Bello lo sport, certamente, per chi ha lasciato casa e famiglia e si trova in un altro continente, ma i problemi dell’arena ci sono, e prima o poi andranno risolti.

Veniamo ai fatti di Palazzo Zanca. Lo scorso 5 aprile il dipartimento Politiche educative e culturali di Palazzo Zanca ha motivato in una nota l’impossibilità di concedere l’arena al movimento “Cià Era – Uniti per la nostra Vallata” guidato dal prof. Pietro Chillé, che l’aveva chiesta per una sola mattina (prima il 23 marzo poi il 21 aprile) per tenervi con le scuole la “Festa di Primavera”. Permesso negato anche all’associazione “Kings Messina” che chiedeva invece l’arena per attività connesse al pattinaggio a rotelle. Ecco le motivazioni: «Come espresso in precedenti occasioni – ha sottolineato il dirigente – l’attività amministrativa di gestione dell’arena Villa Dante, mediante autorizzazioni e affidamenti, può realizzarsi solo a seguito della messa in sicurezza e della presenza delle condizioni ottimali di fruibilità mediante verifiche e interventi di carattere tecnico manutentivo». Di conseguenza, il verdetto appare chiaro: «Fino al verificarsi delle condizioni prescritte (interventi finalizzati alla messa in sicurezza e alla piena idoneità alla pratica sportiva ed educativa) nessuna responsabilità può essere in alcun modo addebitata allo scrivente ufficio che auspica, nelle more, a cura del dipartimento Manutenzione immobili, la verifica se sia necessaria l’interdizione dell’accesso delle aree. Ciò anche nella considerazione che nessuna forma di gestione diversa dall’affidamento a terzi, può essere immaginata, in quanto lo scrivente dipartimento non dispone di personale per l’eventuale custodia». Tale divieto, fondato sulle necessità di manutenzione e di controllo tecnico trova il suo fondamento nell’allegata nota del 30 marzo, stavolta redatta dal dipartimento comunale Manutenzioni: «Corre l’obbligo informare – vi si legge – che gli spazi dell’arena sono attualmente non fruibili in quanto da tempo non sono stati interessati da interventi di manutenzione e mantenimento». Insomma, in relazione al libero accesso e all’uso sportivo di questi spazi, non c’è troppo da stare sereni: «Come si evince dal verbale del 26 giugno 2016 – prosegue il dirigente Francesco Ajello – l’anfiteatro necessita di svariati interventi di messa in sicurezza, per i quali è ipotizzato un costo, in prima approssimazione, di almeno 50.000 euro e dell’acquisizione di certificazioni varie, oltre agli interventi di pubblica illuminazione di competenza del dipartimento Lavori pubblici».

Quasi inutile osservare che nessuno dei dipartimenti “competenti” ha 1 euro per intervenire. Tutto resta sulla carta, e gli anni passano invano. E così oggi si negano i permessi per giusta prudenza, mentre i ragazzi africani che giocano a calcetto, assaporando momenti di spensieratezza all’interno di giorni spesso drammatici e tristi. Ma il problema generale di questa struttura insicura e senza alcuni certificati rimane tutto, così come quello del suo penoso degrado. Alcune decine di sedili sono rotti da tempo, altri divelti in tutto o in parte, e addirittura tutti i sedili ricoperti di terra a tal punto che da ciascuno di essi spuntano e proliferano le erbacce. E poi ci sono grate a pezzi e lasciti notturni di ubriaconi e tossicodipendenti. E la sensazione che qui nulla mai cambierà. Da un millennio all’altro.

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