Sono stati tutti rinviati a giudizio, per l’udienza del 28 settembre davanti al tribunale di Messina, i 16 indagati iniziali coinvolti nelle due operazioni “Copil” che, tra febbraio e maggio dello scorso anno, portò all’emissione di dieci provvedimenti cautelari, per la presunta compravendita di un minore romeno da parte di una coppia di coniugi di Castell’Umberto. Una storia complessa in cui alcuni degli indagati risultano anche come parte lesa.
Accogliendo la richiesta dei pm Maria Pellegrino e Liliana Todaro, il Gup Tiziana Leanza ha rinviato a giudizio: Calogero Conti Nibali, la moglie Lorella Conti Nibali (la suddetta coppia al centro della vicenda); quindi Bianca Capillo e Ugo Ciampi, di Messina; Aldo Galati Rando, di Tortorici; Silvana Genovese e Nadia Gibbin, di Messina; Vincenzo Nibali, di Castell’Umberto; Maurizio Lucà, Tindaro Calderone, Pietro Sparacino, Sebastiano Russo, tutti di Messina; Placido Villari, di Rometta; Franco Galati Rando, di Tortorici; Vito Calianno, di Fasano (Brindisi) e la romena Julieta Radulescu. A conclusione delle indagini preliminari era decaduto il reato più grave inizialmente contestato, la riduzione in schiavitù.
Le indagini. I coniugi Conti Nibali, genitori di una ragazza maggiorenne, avrebbero sborsato 35.000 euro per avere in adozione il figlio di 6 anni di una donna di Messina, Nadia Gibbin, contattata attraverso gli intermediari che, però, sparì nel nulla, insieme al figlioletto, dopo avere intascato i soldi. Era il 2012 e, da qui, la ricerca della donna attraverso gli intermediari di Castell’Umberto, Tortorici e Messina, compreso un loro parente, l’umbertino Vincenzo Nibali.
Secondo l’accusa, inoltre, Lorella Maria Conti Nibali si sarebbe rivolta alla Capillo per ottenere un falso atto di nascita, datato 18 gennaio 2008, a nome del piccolo Carmelo Luca Conti Nibali e per il quale era stato organizzato l’assurdo progetto di un finto funerale per chiudere la vicenda che sarebbe dovuto avvenire con una cremazione del minore, nella realtà però mai nato. La mattina del 10 gennaio 2015 i carabinieri, casualmente, intercettarono la Capillo che raccontava alla Conti Nibali di avere provveduto a farsi redigere un falso certificato di malattia terminale e poi di morte e che provvedeva lei stessa a Messina a far tutto, compresi urna funeraria e carro funebre, ovviamente facendosi pagare. Ma in quella fase entrarono in azione gli altri indagati, coinvolti nella prima tranche della “Copil”, di Castell’Umberto e Tortorici, incaricati dai Conti Nibali di recuperare i soldi per acquistare il bimbo.
Un altro tentativo di “acquisto” di un bambino, che sfociò nella prima tranche del blitz, fu indirizzato a Timisoara (Romania), sempre attraverso dei mediatori di Castell’Umberto (Nibali), Tortorici (Galati Rando) e Fasano (Calianno), trovando la disponibilità di una madre che cedette il proprio figlio di 8 anni in cambio di denaro. Ma lo scambio fu interrotto, il 24 febbraio 2015, dai carabinieri del Nucleo Investigativo, agli imbarcaderi privati di Messina con gli arresti della prima fase dell’operazione.
In precedenza la Cassazione, annullando senza rinvio il provvedimento cautelare, aveva disposto la scarcerazione (si trovavano ai domiciliari) dei due coniugi Conti Nibali (oltre che marito e moglie anche cugini) in accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato Alessandro Pruiti Ciarello mentre il Tribunale del Riesame di Messina aveva cancellato, nei confronti della coppia, l’accusa di riduzione in schiavitù, infatti non presentata dai pm nella conclusione delle indagini. Del collegio difensivo fanno parte gli avvocati Alessandro Pruiti Ciarello, Massimo Lo Turco, Salvatore Silvestro, Carmelo Scillia, Vittorio Affannato, Giovanni Mannuccia, Morena Amata, Antonio Scorso, Antonio Bongiorno, Antonia Ceraolo, Giuseppe Bonavita, Decimo Lo Presti, Alessandro Faramo, Pietro Celeste, Alessandro Barbera e Maria Falbo.