Uno dei principali strumenti che potrebbe rivoluzionare il futuro della città è il progetto integrato per la ristrutturazione e riqualificazione urbana dell'area Stazione marittima-Santa Cecilia. L'amministrazione comunale, nel novembre 2014, conferendo l'incarico al Rup per la stesura del Piano, individuò delle proprie linee guida che in qualche modo portarono ad una revisione della commessa iniziale. Tra queste, l'ampliamento dell'area di intervento per la redazione del Piano particolareggiato di riqualificazione urbana (Piru) al complesso delle aree ex Zir e Zis quale obiettivo prioritario; il ridimensionamento ad uno stralcio funzionale dell'intervento in area Stazione marittima, limitandolo alla realizzazione del parco urbano e del Centro polifunzionale (tagliato lo sviluppo in elevazione di uffici e servizi); l'esclusione del progetto preliminare della Marina di S. Cecilia, prevedendo l'integrazione e il completamento dello studio di fattibilità quale documento di accompagnamento all'organica redazione del nuovo Prg; la valutazione del reale fabbisogno di edilizia residenziale per evitare la previsione di vani non necessari e tendere ad un disegno complessivo capace di delineare un’identità formale del progetto. Proprio su quest'ultimo punto si addensano le nubi più corpose, perché dalla definizione progressiva progettuale mancherebbe ancora un disegno ben definito, specie per ciò che concerne le aree ex Zir e Zis.
Già da prima che l'Amministrazione optasse per l’inglobamento nell'ambito del Piau, queste erano state oggetto d'attenzioni da parte del Consiglio della terza Circoscrizione sulla scorta della legge regionale 8 del 2012, con la quale fu disposta la soppressione delle Asi, l’istituzione dell’Irsap e il trasferimento delle competenze urbanistiche in capo al Comune di Messina tramite il Piru. Ed è proprio sugli ambiti 4 e 5 del progetto, corrispondenti appunto alle aree ex Zir e Zis, che i due enti, Comune e Quartiere, restano ancora divisi. A spiegare i punti di frattura, in una documento contenente delle osservazioni inviate all'assessore Sergio De Cola e al responsabile Giacomo Villari, è il consigliere Santi Interdonato, che esordisce soffermandosi sull'identità del piano: «Il documento allegato agli elaborati grafici denominato “Riassunto degli strumenti attuativi e delle regole della trasformazione” costituisce una mera spiegazione tecnica riguardante aspetti generali edificatori, ma non si fa alcun cenno in riferimento alla direzione verso cui si vuole indirizzare lo sviluppo del territorio». Per quanto riguarda la delocalizzazione delle attività produttive di carattere industriale, per Interdonato, non si comprenderebbe se viene previsto il mantenimento delle stesse oppure la riconversione: un’operazione che risulterebbe necessaria se il piano particolareggiato dell’area avesse una connotazione netta verso una direzione di tipo turistico commerciale, come dalla Terza Circoscrizione suggerito. Per quanto concerne la liberazione del territorio dalla presenza dei fasci ferroviari, non si comprenderebbe invece cosa si intende indicando come “dismesse” alcune aree appartenenti ad Rfi sulle quali dagli elaborati grafici sembra palesarsi la volontà di prevedere delle zone a verde. Tra le proposte di Interdonato, l'ipotesi di trasferire la stazione marittima dall’interno del porto storico alla Marina di Gazzi, dove Rfi ha già un’area in dismissione su cui realizzare il progetto oltre ad un mini-approdo a nord della Fiumara di Gazzi o del Torrente Oreto, dotato di due invasature per i traghetti. «Si otterrebbero diversi benefici – spiega –, liberazione del water front ed un vero affaccio a mare, minore appesantimento del Porto storico, una stazione marittima collegata con lo svincolo di Gazzi, rinconversione dell'attuale stazione gioiello dell'architettura razionalista con compatibili funzioni urbane, immediata continuità di fruizione della penisola di San Raineri anche in vista dell'attuazione del Prg dell'Autorità portuale».
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