Che si scriva “rifiuti” o “servizi sociali”, si legge sempre “emergenza”. Perché la matrice, alla fine, è sempre la stessa: la condizione di perdurante precarietà in cui versano le casse del Comune. Lo si sapeva ed è stato detto in tutte le salse: l’assenza del bilancio avrebbe causato tutta una serie di problemi a cascata. E più si va avanti, più i problemi aumentano. A Messinambiente ci sono i cronici ritardi e, soprattutto, le solite discrasie tra ciò di cui l’azienda ha bisogno e ciò che invece il Comune può pagare. Per i servizi sociali si è dovuti arrivare alla protesta dura, con un vero e proprio presidio dietro la porta del segretario generale Le Donne e gli immancabili momenti di tensione, perché si sbloccasse la situazione, senza nemmeno la certezza, per i lavoratori, di avere sul conto in banca gli stipendi prima delle festività di Pasqua.
Il tira e molla di questi giorni sulle fatture delle cooperative in attesa di pagamento la dice lunga sullo scollamento che troppo spesso si manifesta sull’asse amministrazione politica-amministrazione burocratica. Ecco com’è andata. In vista della protesta già indetta per mercoledì, l’assessore al Bilancio Signorino, martedì sera, prova a tranquillizzare i sindacati con un sms il cui tono è più o meno questo: «È tutto a posto, la ragioneria farà i mandati». La Fp Cgil si mostra diffidente, si decide di sospendere la manifestazione di mercoledì mattina, ma “monitorando” la situazione. Più o meno alle 11 del mercoledì mattina si capisce che sì, ci sono dei pagamenti in corso, ma non riguardano i servizi sociali “in appalto”, bensì fatture più vecchie. In sostanza la ragioneria sta seguendo un ordine cronologico, che lascia fuori le coop con gli arretrati più recenti. I lavoratori, dunque, iniziano la protesta e si genera uno scontro acceso con Signorino. Il quale afferma di aver dato altre disposizioni, chiedendo che venisse seguito un ordine di priorità e non cronologico. Quasi “scortato” Signorino raggiunge l’ufficio del ragioniere generale Cama, ma la situazione non cambia granché. Si arriva a ieri mattina, quando però sindacati e lavoratori a Palazzo Zanca non trovano né Signorino, in partenza per Roma, né il sindaco, che invece è a Milano. La protesta sfocia nella rabbia. Inizia il presidio di fronte alla stanza di Le Donne, qualche lavoratore scoppia pure in lacrime.
Alle 13 le porte si aprono e una delegazione viene ricevuta dal segretario generale e dall’assessore De Cola, il quale garantisce che la Giunta entro il 31 marzo approverà il bilancio e questo stillicidio finirà. Viene fatto il punto cooperativa per cooperativa, si calcola la somma necessaria: 500 mila euro. Ma serve una disposizione scritta, firmata da Le Donne davanti ai lavoratori, con l’indicazione delle singole cooperative e delle relative fatture da pagare, affinché la situazione si sblocchi.
Nel pomeriggio viene predisposta, sotto la supervisione di uno degli esperti-“badanti”, tutta la documentazione cartacea, stamattina fisicamente Cama porterà il tutto in banca per la liquidazione. Parliamo di stipendi che in alcuni casi (i migliori) sono relativi alla metà mancante di febbraio, in altri a gennaio, in altri ancora tredicesima. I tempi tecnici sono molto stretti, molti comunque non avranno lo stipendio prima di Pasqua. La protesta sospesa, ma l’emergenza continua.