Chi spiava tutte le comunicazioni presenti nella posta elettronica del sindaco di Messina, Renato Accorinti?
La risposta all’inquietante interrogativo, al centro già dal 26 gennaio delle indagini delegate dalla Procura alla Polizia postale, non è di poco conto per le Istituzioni, incarnate in questo caso dal primo cittadino, nonché per la dignità, l’immagine, il rispetto della democrazia, i diritti individuali a Messina.
Il sindaco Accorinti, intanto, apre l’anima ad un’indignata reazione: «È un atto vile e ignobile, è come se ti rubano in casa, ti senti violentato. Ma ad essere davvero stuprate sono le Istituzioni, è l’intera Città. L’opposizione contro di noi, anche la più dura, è legittima e io ne ho grande rispetto. Perfino gli insulti rivoltimi pubblicamente, mi lasciano sereno. Ma qui la cosa è molto diversa, c’è la condotta di chi vuole eliminarci ad ogni costo, s’illude forse di trovare scandali o collusioni. Ma qui non ce n’è, non s’illuda, noi abbiamo sempre scherzato sul fatto che se qualcuno ci spiasse, dovrebbe mettere gli altoparlanti, ci farebbe un favore».
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