Tutti contro uno e tutti contro tutti. È lo scenario dentro il quale si muovono fili e burattini in un Palazzo dove comincia quella che si preannunzia come l’ennesima settimana “decisiva” sul piano politico-amministrativo. In realtà, di “decisivo” c’è poco o nulla e la palude ristagna, smossa ogni tanto da qualche sasso lanciato nell’acqua melmosa.
È facile capire chi sia l’uno contro il quale tutti, almeno a parole, sono schierati. Renato Accorinti viene “sfiduciato” un giorno sì e l’altro pure, ma sul chi, come, dove, quando, staccare la spina, i lanciatori di frecce contro il “san sebastiano” di Palazzo Zanca non riescono proprio a mettersi d’accordo. «La mozione è qui, siamo pronti, ecco le firme», parole parole parole. Dietro tatticismi e oscure manovre nel chiuso delle stanze di due o tre “ras” della politica messinese, si nasconde anche una legittima preoccupazione, che accomuna l’intera città: quella di esporre il Comune a un eventuale lungo periodo di commissariamento. Alla luce dei disastri combinati dalle precedenti gestioni commissariali (ben tre in poco più di 10 anni), questa sarebbe la peggiore di tutte le soluzioni ipotizzate. «Sfiducia sì, purché si vada a votare subito», è dunque la linea prevalente delle forze politiche ma questa certezza oggi nessuno può darla, e anzi, secondo quanto dichiarato dalla presidente del consiglio comunale Emilia Barrile venerdì scorso, durante la trasmissione “Punto Franco” andata in onda su Rtp, i tempi per inserire eventualmente Messina nel turno elettorale della prossima primavera al 99 per cento non ci sono più. E quindi si va avanti così, più o meno allegramente.
Da parte sua, il sindaco Accorinti continua a non comprendere il motivo di tanto accanimento contro la sua giunta. Per lui le cose che contano sono altre e a volte è proprio il suo voler distaccarsi dalle emergenze quotidiane e dai problemi (alcuni dei quali resi ancora più gravi a causa degli errori commessi dalla sua stessa amministrazione e da parte della dirigenza comunale) che suscita ancora maggiore “irritazione” da parte di chi lo avversa, e forse anche di qualche sostenitore deluso. Sabato mattina, nel giorno dell’inaugurazione del servizio consolare mobile istituito dall’Ambasciata dello Sri Lanka, Accorinti era felice come un bambino. Il suo desiderio, più o meno segreto, è quello di passare alla storia della città, se non proprio come Giorgio La Pira (il sindaco “santo” di Firenze), come una sorta di Danilo Dolci dello Stretto. Fare di Messina una piccola patria per gli srilankesi, ma anche per le altre comunità straniere, cementare il gemellaggio con Assisi, testimoniare ogni giorno la solidarietà al popolo tibetano, accogliere qui tutti i movimenti antimafia come avverrà in occasione della grande manifestazione nazionale di “Libera” prevista proprio nella nostra città il 21 marzo: questi sono i temi che stanno a cuore ad Accorinti più di ogni altra cosa. Sarebbe ingeneroso, e falso, affermare che di tutto il resto lui e la sua amministrazione si sono disinteressati. L’impegno dello stesso sindaco e dei singoli assessori su ogni versante amministrativo non è mai stato in discussione. Ma il tentativo di imprimere una vera svolta, di “volare alto”, di mostrare alla città i segni di un radicale cambiamento rispetto al passato, si scontra, poi, con dati oggettivi incontrovertibili. Uno per tutti: oggi, 14 marzo 2016, continuiamo a essere l’unico Comune capoluogo di provincia d’Italia a non avere il bilancio di previsione del 2015 e i successivi atti contabili. Se si perdono altri giorni, non potrà neppure essere più garantito lo stipendio ai dipendenti comunali e i servizi dell’ente locale sono destinati a fermarsi. In questo momento, tutto ciò conta molto più di tutte le altre belle cose che Accorinti ritiene più importanti.
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