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Quindicenne segregata in casa, i genitori respingono le accuse

Quindicenne segregata in casa, i genitori respingono le accuse

Dopo il racconto choc della quindicenne tenuta segregata in una casa di Bisconte, è toccato ai genitori filippini di 46 e 42 anni raccontare la loro versione dei fatti al gip Monica Marino.

Al termine dell’interrogatorio di garanzia, il quadro accusatorio nei confronti del padre e della madre risulta attenuato. Il giudice ha sì convalidato l’arresto operato dai carabinieri della Compagnia Messina Centro, ma ha concesso la misura più lieve dei domiciliari. Inoltre, il provvedimento è stato disposto solo per il reato di sequestro di persona e non per quello di maltrattamenti in famiglia. Accompagnati dal loro difensore, l’avvocato Giuseppe Irrera, gli extracomunitari hanno fornito una diversa ricostruzione dei fatti. In particolar modo, hanno detto a chiare lettere di non aver mai picchiato la ragazza e di non averle mai imposto di mangiare solo due volte al giorno. Rispedite al mittente, poi, le accuse di maltrattamenti o di segregazione in casa. Hanno spiegato che la 15enne, in terza media, era stata iscritta a Roma, dove viveva la nonna paterna, e che scappava sempre, a quanto pare alla ricerca di maggiore libertà e per trascorrere del tempo con il fidanzatino che all’epoca risiedeva nella capitale. Per questo motivo, i genitori l’avrebbero riportata a Messina e, per evitare che fuggisse ancora, non l’avrebbero portata a scuola. Al gip Marino, inoltre, il 46enne e la 42enne hanno riferito che la figlia rimaneva chiusa a casa solo nei momenti in cui andavano a fare la spesa. Non voleva mangiare né parlare con loro. E, stando sempre a quanto dichiarato durante l’interrogatorio di garanzia, una mattina aveva rotto il cancelletto di ferro e se ne era andata di casa con lo zaino in spalla, lasciando il fratellino più piccolo da solo.

Il gip non ha ritenuto sufficienti le dichiarazioni della minore in ordine ai maltrattamenti subiti, stabilendo che sarebbe opportuno sentire anche gli altri familiari sulla delicata vicenda, ossia le sorelle che vivono a Messina, o altre persone informate sui fatti.

Quanto al sequestro di persona, costituiscono invece prove rilevanti alcuni riscontri: prima di tutto, la circostanza che i militari dell’Arma hanno trovato la quindicenne in casa, impossibilitata a uscire e in stato di agitazione. E anche i genitori hanno ammesso di averla lasciata da sola nell’abitazione in alcuni frangenti.

Dal canto suo, l’adolescente aveva denunciato che ogni giorno, dalle 9 alle 18, quando i genitori erano fuori per lavoro, riceveva colazione e pranzo, insieme, di buon mattino, e poi doveva restare in camera, a letto, fino al loro ritorno. Non poteva guardare la televisione né rivolgersi a qualcuno. Se i coniugi dovevano stare fuori per giorni – ha aggiunto – lei era completamente isolata e sprovvista delle cure indispensabili per soddisfare le sue esigenze. Sarebbe stata così provata ed esasperata da aver pensato perfino a compiere gesti estremi.

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